Monday, December 24, 2012

infame fine del WCIT

Eli Dourado, uno dei fondatori di WCITLeaks, racconta come è andata a Dubai. A quanto pare le cose si stavano mettendo molto male ed è stata una serie di fortunate coincidenze che alla fine hanno convinto 55 stati a non firmare il trattato finale.
Una cosa dovrebbe essere chiara: questioni fondamentali che coinvolgono aspetti tecnici e una visione dell'evoluzione futura delle tecnologie non possono essere affidate a un consesso di politici, che sono abituati a lavorare per compromessi, pur di concludere qualcosa.
Le decisioni sul funzionamento di Internet si sono sempre basate su "rough consensus and running code", ossia su prove concrete e reali del funzionamento e dell'efficacia di una proposta (RFC).
L'ITU ha cercato per mesi di confondere le acque, nascondendo le sue vere intenzioni, che a Dubai sono alla fine emerse chiaramente:
And the months of false assurances that the Internet would not be up for discussion at the WCIT represent the opposite of transparency; they look in retrospect like simple obfuscation.
Can the ITU and its member states truly embrace transparent processes? Perhaps—but there’s a long way to go. And the future direction of the Internet could be at stake.
Internet è di tutti ed è troppo importante perché le decisioni sulla sua evluzione possano essere lasciate a una delegazione di rappresentanti di governi, emanazione dell'ONU, come l'ITU o l'Internet Governance Forum (IGF).
Gli Stai Uniti hanno dato un bell'esempio di apertura, invitando a far parte della loro delegazione un rappresentante del mondo della rete. Ma sarebbe semplicemente meglio che tali deegazioni governative sparissero e si tornasse a discutere in consessi in cui partecipano tutti coloro che hanno idee, esperienze e una visione condivisa del futuro.


Saturday, December 15, 2012

tre no a trenord

Un ennesimo disastro informatico, di cui non sapremo mai le vere cause, finché non si creerà una commissione di inchiesta sui disastri informatici, come propongo da tempo, che è stata inserita anche tra le idee per l'Internet del futuro.
È uno dei compiti di cui si potrebbe occupare l'Agenzia Digitale.

Anche questa volta, come per le Poste, il disastro è avvenuto con l'installazione di un nuovo software GoalRail dell'azienda spagnola Goal Systems, costato 1,5 milioni di Euro.
Come nel caso delle Poste, sarebbe bastato avere a disposizione una procedura di rollback, per ritornare ad usare il sistema precedenemente in uso.

 

Saturday, December 08, 2012

Battisti sfregiato

Rai1 ha dedicato mercoledì 5 uno speciale a Lucio Battisti, ‘Emozioni… pensieri e parole’.

Anche in questa, come in tutte le trasmissioni musicali della Rai (es. Ballando con le Stelle) in cui si ripropongono canzoni del passato, le canzoni vengono orribilmente straziate da un'orchiestra invadente, che non fa sentire le voci (come nel caso di Mario Biondi), e da intrepretazioni melodiche piene di vocalismi e gorgheggi.
Mi chiedo chi sia l'ingegnere del suono, che non riesce a miscelare decentemente i microfoni.

Le canzoni di Battisti sono ricche di swing e quando lui le cantava, era l'antitesi del melodico.
Era anche questo che le rendeva moderne rispetto alle canzoni italiane del tempo.
Renderle melodiche non solo le rovina, ma le omologa alle canzoni a cui si contrapponevano e quindi diventa un vero e proprio insulto.
Sarebbe come se per celebrare i quadri di Picasso, ne facessimo delle versioni barocche.

Anche Aldo Grasso e Andrea Scanzi la pensano in modo simile.

Patty Pravo se l'è cavata un po' meglio cantando una sua canzone:

 
e un po' meno con Emozioni, recitando più che cantando e con la solita orchestra che tralascia il celebre riff di chitarra:

Friday, December 07, 2012

SMS perduti

Le Telco piangono miseria a tutto spiano, pur continuando a erogare lauti dividendi ai loro azionisti.

Si distingue nel pianto Luigi Gambardella, ex presidente di ETNO e autore dell'infame proposta di far pagare il mittente degli scambi via Internet.

Un altro dei suoi mirabili interventi, riguarda il traffico degli SMS, che vengono fatti pagare cifre folli, che non stanno né in cielo né in terra: letteralmente, visto che il costo degli SMS è esorbitante al confronto dei costi delle comunicazioni con Marte.

Garbandella si lamenta che le telco perderebbero $29 miliardi a causa di applicazioni come Whatsapp e altri servizi di social messaging.
Comunque sia, si tratterebbe di circa il 10% del mercato degi SMS, pari a $202 miliardi nel 2011, secondo Portio Research, che è tutto margine, visto che il costo degli SMS agli operatori è vicino a zero, usando un canale altrimenti inutilizzato.

Le domande sono:
  • perché le telco stesse non hanno realizzato applicazioni come queste?
  • perché stanno a dormire e non investono in innovazione tecnologica?
  • perché si meravigliano se in un mercato concorrenziale qualcuno faccia loro concorrenza, offrendo prodotti alternativi a minor costo?
  • perché se si lamentano che aziende OTT come Google facciano grossi guadagni con servizi di rete, Telecom Italia ha venduto Virgilio e Loquendo?
 

Saturday, November 24, 2012

primarie, intenti e ossimori

Ho provato a leggere la carta di intenti che devono sottoscrivere gli elettori delle primarie del Centrosinistra.

Intento significa: "determinazione ad eseguire un certo atto in un particolare modo per una ragione specifica; risolutezza ad usare certi mezzi per raggiungere un determinato scopo".

Mi aspettavo quindi un testo che parlasse di "scopi", "atti", "mezzi". Invece ci si trova di fronte ad un testo vago, pieno di sottintesi, di ammiccamenti, di politichese ambiguo e persino di ossimori.

Non pare che il testo sia stato vagliato da un esperto di comunicazione, ma nemmeno da un buon insegnante di lettere di scuola secondaria.
Riconoscere il limite della politica e dei partiti significa anche ...
Frase politichese da evitare, qui declinata con "significa anche" che non è nemmeno una definizione.
Si sta dicendo che non c'è da fidarsi dei partiti?

Alcune enunciazioni sembrano escusatio non petita in difesa dei partiti e della politica tradizionale:
Dobbiamo sconfiggere l’ideologia della fine della politica ...
[Non credo sia un'idelogia, ma di sicuro lo scopo non può essere di sconfiggerla ma di governare bene e la carta si dovrebbe concentrare sul come farlo.]
La sola vera risposta al populismo è la partecipazione democratica. La crisi della democrazia non si combatte con “meno” ma con “più” democrazia.
Sembra una critica al Movimento 5 Stelle: che però fa della partecipazione diretta di cittadini la sua bandiera. Questo è "più" o "meno" democrazia?

Ma torniamo agli intenti.
Qual è l'intento nelle seguenti affermazioni?
  • Il nostro progetto non sarà retoricamente per i giovani, ma dovrà essere soprattutto di giovani.
  • Il tema del merito non può essere contrapposto a quello dell’eguaglianza delle opportunità.
    Ha senso esporre un intento negativo? Rileggiamolo: Intendiamo non contrapporre il merito all'eguaglianza delle opportunità. Significa che se qualcuno ha più merito di un altro ma ha più opportunità di quell'altro, si favorisce il secondo? Oppure non li si contrappone e quindi non si fa nulla né in un senso né nell'altro? Si poteva dire: intendiamo assicurare pari opportunità a tutti, favorendo i più meritevoli. Che però a questo punto diventa una banalità: come si attuano pari opportunità e si favorisconi i meritevoli? Risposta: "Attraverso l’introduzione di misure più incisive", e cioè?
  • Per riuscirci [non si capisce a cosa, perché la frase precedente era: "nulla senza l’Europa"] agiremo ... rafforzando la piattaforma dei progressisti europei.
    Che non so cosa sia: mi vuoi dire cosa vuoi fare tu e non rimandare a cosa vogliono fare gli altri?
  • Se l’austerità e l’equilibrio dei conti pubblici, pur necessari, diventano un dogma e un obiettivo in sé – senza alcuna attenzione per occupazione, investimenti, ricerca e formazione – finiscono per negare se stessi.
    Che significherebbe che l'austerità nega se stessa? Che non ci sarebbe austerità? E quindi l'effetto sarebbe positivo: la negazione di un effetto negativo è positivo.
In certi casi si sfiora l'ossimoro:
Sono poi essenziali norme stringenti in materia di ... libertà dell’informazione.
Sulla libertà di informazione ci vogliono meno norme possibili, basta anzi un'unica norma che proprio impedisca ai parlamenti di legiferare in materia, ossia il First Amendment:
Congress shall make no law respecting an establishment of religion, or prohibiting the free exercise thereof; or abridging the freedom of speech, or of the press; or the right of the people peaceably to assemble, and to petition the Government for a redress of grievances.
I politici italiani hanno solo fatto danni quando hanno tentato di dettare norme sulla libertà di informazione, di cui la legge Sallusti è solo l'ultimo orrido esempio.
Occorrono piani industriali per ogni singola amministrazione pubblica al fine di produrre efficienza e risparmio.
Piani industriali per la pubblica amministrazione? Sono molto sospettoso in generale per ogni piano industriale, figuriamoci per la pubblica amministrazione!
Qui vive la ragione più profonda che ci spinge a cercare un terreno di collaborazione con le forze del centro liberale. Per questo i democratici e i progressisti s’impegnano a promuovere un accordo di legislatura con queste forze.
Un programma dovrebbe dire cosa si vuol fare, non con chi ci si vuol alleare. Un partito come il PD che non ha mai trovato saputo esprimere a propria identità, quando ha l'occasione di farlo rimanda ad un confuso e mal definito insieme di forze chiamato "centro liberale". Ma quando la smetterà la dirigenza del PD, ispirata da un sempre perdente D'Alema, di rincorrere questo fantomatico e inesitente "centro liberale"? Il 2011 ha dimostrato che la sinistra vince (da Milano, Napoli, Puglia, referendum. ecc) quando fa la sinistra.
Saranno semmai gli sparuti e dispersi del cosiddetto centro che dovranno venire incontro alla sinistra: tanto hanno solo da guadagnarci loro, non la sinistra.

Si potrebbe continuare a lungo, ma mi fermo qui: il Centrosinistra dopo 20 anni non ha ancora imparato a parlar chiaro.

In sostanza: poche idee ma confuse.

PS.
Pietro Ichino afferma che l'ambiguità di quel documento è stata una delle ragioni per ritirarsi dal PD:

Quella Carta, però, era viziata anch’essa da un’ambiguità di fondo. ...
Proprio l’ambiguità di quel documento è all’origine dell’ambiguità che affligge oggi la coalizione di centrosinistra guidata da Pierluigi Bersani.
 
PS2.
Le elezioni hanno dimostrato che il "centro liberale" non esiste. CVD.


Friday, November 23, 2012

meno votanti, meno parlamentari

Trovo interessante la proposta di GiuseppeVisano:
Meno votanti ....... allora meno parlamentari.
Un deputato ogni 80.000 voti validi e un senatore ogni 160.000.
Se il 40-45% degli elettori non vota, si otterrebbe automaticamente la riduzione dei parlamentari che tutti dicono di volere ma non hanno il coraggio di realizzare. Lasciamo che siano gli elettori a decidere.

Così si darebbe anche voce a quelli che non votano perché non si sentono rappresentati e impegnao i candidati ad andarsi a cercare il consenso con lo stesso impegno in tutti i casi, non rendendo più facile essere eletti quanto più gli elettori sono delusi dalla politica.
 

persecuzione RAI Equitalia

Nuova puntata della vicenda del pagamento del canone RAI del 2011, in cui la procedura online fallì, dopo avermi addebitato l'importo sul conto.

Oggi mi è arrivata una nuova ingiunzione, in cui l'importo è lievitato a € 153,69.

Sto pensando di rivolgermi a un avvocato per chiedere i danni per tutto il tempo che mi hanno fatto perdere.

 

Sunday, November 18, 2012

FS miglior prezzo

Altro baco nel sistema di prenotazione online di Trenitalia.
Se seleziono l'opzione Ricerca il miglior prezzo, mi fa vedere la scelta tra più date possibili, tutte vuote e tutte a prezzo 0,00 Euro.

 

Thursday, November 08, 2012

startup e small talk

Comincio ad essere infastidito da tutte le chiacchiere di politici e consulenti intorno a startup, smart cities, ecc.

Chi fa davvero le startup non ha tempo da perdere in convegni e incontri.

Real Startups Just Keep Coding


Brian Helmig, co-founder Zapier
I’m a bit of a cynic, but at least for me, politics tends to be a bit of a distraction. Of course, I understand that many of the issues are incredibly important, but my disinterest is purely practical and not ideological. When customers need support, code needs written, and servers need upgrading, the political process seems far removed from my daily reality. So, like most of us, I watched the spectacle with a detached curiosity and then got back to work.

da governance a regulation

Da governance a regulation il passo è breve.
Da tempo sostengo che fosse sbagliato parlare di "Internet Governance" e ho cercato di boicottare l'Internet Governance Forum, l'iniziativa dell'ONU dove i rappresentanti di governi disquisiscono tra tartine e caviale di cose che non capiscono.
Adesso il presidente di ITU Hamadoun Touré viene allo scoperto parlando specificamente del fatto che U.N. Must Lead Internet Regulation Effort.

L'intervento trascura tutte le strutture tecniche e organizzative che hanno creato e mantenuto Internet fino ad oggi, citando solo ICANN, che tra tutte non è la più importante.

Insomma, il messaggio è: ragazzini, finora vi abbiamo lasciato scherzare, adesso entrano in campo i professionisti e vi facciamo vedere come sistemiamo le cose.

Peccato che come sistemino le cose gli operatori telefonici lo conosciamo bene, avendoli dovuti subire per decenni.

Il pensiero di un "global regulatory body for all countries" è terribilmente inquietante.

PS.
Adesso non sono più il solo a proporre di boicottare l'IFG.
 

Thursday, November 01, 2012

la porti un bacione a Firenze

La nostra cittadina, graziosa e sì carina, la ci ha tant'anni eppure la un n'invecchia mai.
La porti un bacione a Firenze e a tutti i fiorentini che vedrai.

Così diceva una canzone di Odoardo Spadaro, un cantante fiorentino, che esprimeva la nostalgia di un emigrato per la sua città natale.


Oggi Marchionne smentisce di aver denigrato la città, precisando che la frase incriminata è stata "pretty, old town".
Era una citazione da Spadaro?

Ma forse invece era "pretty old town", che significa un'altra cosa: la virgola c'era o non c'era?
 

Wednesday, October 31, 2012

Programming by Homomorphism

In 1978 we proposed to exploit the idea of homomorphisms as a foundation for simplifying program design.
We framed the idea as a visual tool enabling to Program by Examples:

  • G. Attardi and M. Simi, Extending the Power of Programming by Examples, Proc. of SIGOA Conference on Office Information Systems, SIGOA Newsletter Vol. 3, Nos. 1 and 2, June 1982.

  • Nowadays, the idea has become popularl through the Map/Reduce programmig metaphor.
    Indeed Map/Reduce can be considered as a low level mechanism for running homomorphic transformations. It is a conveniet solution to parallelize processing over large amounts of data.
    Still it lacks some of the relevant features of homomorphims, i.e. an algebraic foundation, which would allow exploiting features of the homomorphic operators like simmetry and unit values, that can be exploited to optimize the performance.

    Simdoop is a preliminary attempt to provide support for homomorphisms on top of an Hadoop layer. 

    Thursday, October 25, 2012

    scosse modali

    Sono andato a leggere il verbale della Commissione Grandi Rischi, che è stato uno degli elementi su cui si è fondata la recente condanna a 6 anni dei loro estensori.

    C'è un problema nell'interpretazione logica della frase del prof. Barberi:
    non c'è nessun motivo per cui si possa dire che una sequenza di scosse di bassa magnitudo possa essere considerata precursore di un forte evento.
    Si tratta di una frase che in logica modale si esprimerebbe con:

       ¬ ∃ x : xTrue(ScosseBasseterremoto)

    la quale purtroppo può essere facilmente fraintesa come

       False(ScosseBasseterremoto)

    e pertanto si tratta decisamente di una espressione malaccorta. Barberi avrebbe dovuto dire che "attualmente non abbiamo motivi per". Qui si è spacciato per certezza ("non c'è nessun motivo"), qualcosa che certo non è.
    Il dubbio è un elemento fondamentale nella scienza, e un logico come Odifreddi ne avrebbe dovuto tener conto.

    Se poi passiamo ad un'analisi linguistica, si arriva alla stessa conclusione.
    Una frase come
    non si può dire che lo spettacolo sia divertente
    viene comunemente interpretata come un eufemismo o una litote per dire che
    lo spettacolo non è divertente.
    Se si scrive
    non c'è nessun motivo per dire che lo spettacolo sia divertente
    questo diventa un ulteriore rafforzativo.

    PS. Le motivazioni della sentenza pubblicate a gennaio 2013 confermano che i giudici non hanno condannato la scienza, come tanti hanno sostenuto, compreso Odifreddi. Hanno condannato la commissione per avere emesso un comunicato rassicurante dietro forti pressioni di Bertolaso, di cui è stata diffusa un'intercettazione telefonica in cui dava indicazioni su cosa doveva dire la commissione, prima che si riunisse. Penoso il tentativo di giustificazione di Bertolaso davanti al tribunale che gli chiedeva conto di quella telefonata.

    Monday, October 22, 2012

    Per l'ETNO

    Secondo Bernabè, presidente di Telecom Italia, il governo italiano avrebbe espresso una posizione favorevole alla proposta di ETNO.
    A me non risulta che il governo abbia preso posizione ufficiale, in quanto la consultazione pubblica sull'argomento è ancora in corso.

    Tuttavia va ulteriromente precisato che non è e non può essere ITU il luogo dove si decidono i destini di Internet, come ha ribadito pochi giorni fa lo stesso Vint Cerf, in un intervento a IGF Italia a Torino:
    Salve, il mio nome è Vint Cerf, sono Chief Internet Evangelist di Google. Alcuni di voi forse mi conoscono come il "padre" di Internet. Vi ringrazio per avermi dato l'opportunità di partecipare alla sessione di apertura di IGF Italia 2012, alla quale avrei voluto partecipare di persona. Purtroppo i miei impegni non me l'hanno permesso. Vi state preparando per il meeting che si terrà il prossimo Novembre in Baku Azerbaijan. Io sarò là e mi aspetto di incontrare alcuni di voi in quella occasione. Voglio però ricordarvi, come ben sapete, che ci sono altri meeting importanti davanti a noi in questo anno e nei successivi, sui temi della Internet Governance e su come trattiamo l'Internet, che è diventata una entità molto importante per una parte rilevante della popolazione. Oggi circa 3 miliardi di persone hanno accesso alla rete, molti di questi in modalità mobile ma sappiamo anche che oltre 7 miliardi di persone oggi popolano il nostro pianeta. Quindi per quelli tra noi, incluso me stesso, che hanno il desiderio di estendere a tutti l'accesso alla rete resta ancora una parte sostanziale di popolazione da "convertire", per così dire.

    Quello che si discute in questo meeting preparatorio per lo IGF è importante per il futuro di Internet ed è tutto centrato sulla Governance della rete. Alcuni di voi possono ricordare che l'Internet Governance Forum è il risultato di due principali attività svoltesi all'inizio di questo secolo, in particolare il WSIS (World Summit on Information Society) che ha avuto due riunioni plenarie. La prima riunione plenaria ha generato un gruppo di lavoro chiamato Working Group on Internet Governance. La domanda principale era: che cosa è la comunità Internet ? Molto presto la risposta è stata: un buon esempio di questo è l'Internet stessa. Quello che è importante è il risultato di quelle discussioni che è stato il concepimento dell'Internet Governance Forum e il riconoscimento che Internet è un realtà vasta, in espansione, multilaterale e multistakeholder. Centinaia di migliaia di reti interagiscono fra loro su base volontaria e non esiste una gestione centralizzata e non esiste un controllo dall'alto. Le persone si connettono e costruiscono componenti della rete perché sono interessate e disponibili a investire tempo, energie e risorse per costruire connessioni volontarie e possono condurre il loro business secondo diversi modelli: alcuni operatori di Internet sono organizzazioni no-profit, altri sono governi, altri vengono dalle università e dalla ricerca, altri sono organizzazioni commerciali. È veramente una grande varietà di ambienti che stabiliscono una collaborazione su larga scala.

    La cosa vitale nelle discussioni in IGF è come l'Internet debba essere governata e su questo punto abbiamo dei dibattiti molto intensi. Ci sono delle istituzioni, come lo ITU (International Telecommunication Union) che, detto apertamente, vedono diminuire la propria importanza nel mondo delle comunicazioni semplicemente perchè una grande parte di queste è stata assorbita nella infrastruttura Internet. Come sapete ci sarà a Dicembre la conferenza Internazionale sulle Telecomunicazioni durante la quale si discuterà del Regolamento, la cui applicazione, vi ricordo, è volontaria e non obbligatoria. Ci riuniremo per discutere la revisione del Regolamento approvato nel 1988, in un'epoca nella quale poche persone prestavano qualche attenzione a Internet, che stava giusto nascendo. La mia maggiore preoccupazione, e spero anche la vostra, è collegata alla introduzione di accordi governativi multilaterali, che sostengono di essere responsabili sia per gli standard che per la operatività della rete. Mentre la leadership dello ITU ripete continuamente che non c'è alcun interesse per il "controllo" di Internet, il testo  delle proposte che vengono da diversi stati membri dello ITU indica una direzione diversa. È perciò importante che coloro di voi che partecipano a questi meeting preparatori e che parteciperanno al meeting IGF di Baku Azerbaijan siano preparati e decisi a supportare il modello multistakeholder. È anche necessario far notare, come è giusto, che le organizzazioni che sono state maggiormente rilevanti nel supportare e mantenere l'operatività di Internet includono la Internet Society, che fu creata nel 1992, poco dopo la nascita di Internet; ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) che fu creata nel 1998, lo IETF (Internet Engineerig Task Force) che ha sviluppato la maggior parte degli standard di Internet, in collegamento con lo IAB (Internet Architecture Board), entrambi operanti sotto gli auspici di ISOC (la Internet Society). Ci sono poi altre organizzazioni per la gestione delle risorse, come i cinque Registri Internet, che operano in diverse regioni del mondo (Nord America, America latina, Europa, Estremo Oriente e Oceania, Africa). Questi 5 Registri regionali sono responsabile della allocazione degli indirizzi Internet nelle diverse parti del mondo ed attualmente sono impegnati nella distribuzione dei nuovi indirizzi Internet IPv6, che sono vitali per la continua crescita di Internet.

    Io voglio sottolineare ancora di più quanto dobbiamo essere grati alle persone che partecipano a queste organizzazioni così come a coloro che gestiscono i root server e il DNS (Domain Name System) e i moltissimi ISP del mondo che hanno creato e continuano a mantenere operativa questa rete Internet, come noi la conosciamo oggi.

    Io penso che sia inappropriato che una Agenzia come lo ITU, o qualunque altro organismo di standards, voglia stabilire un qualunque tipo di controllo su Internet o addirittura che affermi di avere improvvisamente scoperto che hanno la responsabilità, ad esempio, per la sicurezza di Internet. La vera risposta per la sicurezza è che tutti noi siamo responsabili di esercitare la massima cura (nell'uso di Internet), di utilizzare applicazioni il più  possibile protette, di utilizzare smart password per controllare l'accesso a tutte quelle risorse di cui possiamo disporre.

    Si stanno facendo dei cambiamenti alle principali strutture di Internet, come ad esempio estensioni ai meccanismi di sicurezza del DNS, oppure estensioni al sistema di routing, che può essere reso più sicuro con l'introduzione di RPKI (Resource Public Key Infrastructure), che è un sistema per apporre la firma digitale ai record che stabiliscono l'allocazione degli indirizzi IP ai vari AS (Autonomous Systems) e ai vari operatori. Tutte queste cose contribuiranno a fare di Internet uno spazio sicuro in cui operare.

    Noi abbiamo chiaramente bisogno di avere norme per l'uso di Internet, in maniera da riconoscere tutto quello che è abuso, che dovrebbe essere eliminato e dal quale dobbiamo difenderci. Non penso quindi che la soluzione possa trovarsi in organizzazioni internazionali o trattati intergovernativi. Questa è certamente  una collaborazione multistakeholder e la governance di questo sistema deve incorporare gli input di tutti i vari attori.
    Vi lascio con queste mie considerazioni e vi ringrazio perchè vi state impegnando per preparavi al convegno IGF di Novembre, dove conto di incontrare alcuni di voi, e mi impegno a difendere le istituzioni di Internet contro quelli che intendono invadere, sovvertire o interferire in un sistema che si sta evolvendo grazie allo sforzo continuo da parte di molte migliaia di persone, fra cui voi. Nel frattempo poiché non posso vedervi di persona mi aspetto di restare in contatto con voi sulla rete.

    Saturday, October 20, 2012

    L'albero di Leonardo

    Leonardo, il ragazzino di Cittadella che è stato prelevato a forza dalla polizia su ordinanza del tribunale e rinchiuso in una casa famiglia, ha scritto un tema, che racconta la storia di due alberi che si incontrano e non si comprendono.
    Leonardo sembra dire: visto che voi adulti non sembrate in grado di capire ciò che dico, provo a spiegarvelo con una parabola.
    Capiranno la parabola i genitori, i giudici e i periti psichiatri?

    Leggendo il testo dell'ordinanza, sembra che i giudici non sappiano scrivere in un italiano comprensibile, e quindi Leonardo ha ragione a tentare di esprimersi in forma più semplice.

    È Leonardo che sta dando lezioni a tutti.
    Gli adulti dovrebbero vergognarsi, a partire da quei poliziotti che hanno aiutato il padre a trascinare via il bambino, anziché arrestare proprio il padre per abuso su minore.

    Aggiornamento
    La Cassazione ha annullato la decisione del tribunale di Venezia.
    Il ricciocorno schiattoso commenta in dettaglio tutta la vicenda, compreso l'aspetto linguistico di usare termii come "resettare".


    Tiny Lisp Machine

    Con Il mio ECL (Embedded Common Lisp) il Raspberry PI diventa una minuscola Lisp Machine.

    Wednesday, October 17, 2012

    verified by Visa

    Ho provato ad attivare il servizio tramite la mia banca online, ma dopo avere inserito il numero della carta, mi risponde:

    The system is not available


     

    Learning to learn

    Un'interessante diatriba tra Peter Norvig e Noam Chomsky su quale sia il modo migliore di affrontare i problemi del linguaggio e dell'intelligenza umana, che sconfina in una discussione su cosa sia scienza e conoscenza.

    In realtà ci sono risultati anche su sistemi che apprendono ad apprendere con tecniche statistiche, e questo potrebbe chiudere il cerchio: Learning to learn.

    Tuesday, October 16, 2012

    Addio a Dan Weinreb

    Ho scoperto oggi che è morto Dan Weinreb. Era uno degli hacker del gruppo del 9th floor a 545 Technology Square, nel AI Lab del MIT, che qui si vede qualche anno dopo che quasi tutti ce ne eravamo andati:
    Tra tutti Dan era quello più normale con l'aria del bravo ragazzo, cortese e ben vestito.
    Da alcuni anni ci eravamo ritrovati su Facebook.
    Nel suo Common Lisp Implementations Survey cita il mio ECL.

    Nel suo blog controbatte parte del resoconto di Stallman sulla vicenda Symbolics-LMI.
    David Chapman, un'altro di quella generazione, riporta questo commento, che sottoscrivo pienamente, in particolare riguardo a PHP:
    For some reason nowadays CS departments don’t seem to develop influential programs. I haven’t been near a university in most of 20 years, so I don’t know why. Maybe they are producing great stuff that no one uses for some reason, or maybe they don’t attract smart people any longer.
    Most influential programs now seem to be produced by amateurs. That’s weird. It’s great, in a way, that you don’t need any credentials to create wonderful things millions of people will use. On the other hand, the CS curriculum really is critical. Learning it would save you from inventing PHP, which would be a huge benefit to mankind.

    Sunday, October 14, 2012

    ETNO sender termination

    Dave Burnstein ha chiesto a Vint Cerf di pronunciarsi sulla proposta di ETNO di far pagare chi invia dati su Internet, anziché far pagare come adesso a entrambi, mittente e ricevente, la banda che ciascuno usa.
    Ecco la sua risposta:
    Sustainability is essential for the Internet's continued utility. That means that all its costs need to be paid for. This does not necessarily dictate any particular business model and one can find many in the loosely-coupled Internet ecology. ETNO has proposed that application service providers pay ISPs everywhere in the world for ‘better service delivery’ for users of Internet access provision. 
    It is generally the case, in the Internet, that all users (including application service providers) arrange for access to the Internet. Essentially the users (and I apply this term to application providers also) get access to the Internet under local terms and conditions and then proceed to use the Internet for whatever purpose suits their interests. ETNO seems to want to return to the ‘sender pays/termination charge’ model of the past. Recently, it has introduced a variant in which the "sender" pays for ‘enhanced quality of service.’ 
    This notion fails on two counts. First, it suggests that the income from users paying for local access is insufficient to compensate for the cost of providing access. The obvious solution is NOT to charge every source of traffic on the global Internet. Rather, local costs should be reflected in access prices (possibly modified by local subsidy decisions). Second, it implies that the "ordinary" service isn't good enough quality and that the traffic sources should pay (every access provider) for "enhanced quality of service." 
    The shadow of "monetizing scarcity" looms in such proposals. Taken to an extreme, costs for every user and application provider would rise in such a model. In the Internet, demand is driven by the users on the receiving side. Since the Internet operates in a symmetric way, both sides have an obligation to defray local access costs and the intervening networks need to work out bilateral interconnection agreements. Old business models and the companies that revolve around them are often challenged by new technology. Darwin was right, there are only two choices: adapt or die.” 
    Personally, I don’t think Deutsche Telekom or France Telecom is going to die. But the solution isn’t to tax the net. First step is to follow Telefonica and sale (sic) off some corporate jets.

    Friday, October 12, 2012

    Chiti caga

    Dopo anni di oscurità, ecco che si rivede alla ribalta Vannino Chiti, già strenuo fautore di una discussa legge sull'editoria che conteneva norme bavaglio per Internet.
    Questa volta si mette in coppia con Maurizio Gasparri, per confezionare un disegno di legge, che viene sbandierato con l'intento di salvaguardare la libertà di informazione, ma che nasce per difendere la libertà di diffamare per i tipi come Sallusti.
    E giacché la tentazione di infilare norme contro la libertà di espressione in rete è sempre forte tra i nostri politici, non si sottraggono dalla tentazione di inserire nella legge una disposizione volta ad estendere l’obbligo di rettifica a tutti i “gestori di siti informatici di natura editoriale”, col rischio di pesanti sanzioni.
     

    Saturday, September 29, 2012

    trenitalia spiacente

    Nuovo tentativo fallito di acquistare un biglietto online da Trenitalia.

    Faccio tuttta a procedura, do gli estremi della carta di credito, elaborazione in corso ...
    Gentile Cliente, siamo spiacenti ma, per un malfunzionamento temporaneo, non è possibile accedere al sistema.
    Si prega di provare più tardi.
    Peccato che l'addebito sulla carta sia stato effettuato, come mi avvisa la banca via SMS.
    E adesso? Parto senza biglietto?
    Chi glielo spiega al conduttore che la procedura ha fallito?

    Trenitalia sarà spiacente, ma io sono ben più che spiaciuto.
    Perché l'errore lo danno dopo essersi presi i soldi?
    Prima si assicurino di essere in grado di eseguire la transazione e poi si prendano i soldi.

    Dopo qualche ora riprovo a collegarmi e ottengo:

    Stamane ho chiamato il call center, che mi ha detto che non risultano prenotazioni a mio nome e mi ha chiesto di fare un nuovo biglietto e poi di chiedere di rimborso.
    Ho precisato che non avevo nessuna traccia della prenotazione perché il sistema si era piantato e quindi non avevo alcun elemento per richiedere il rimborso.
    Allora ha detto che il rimborso sarebbe avvenuto automaticamente entro 30 giorni.
    Ho chiesto che garanzia ho del rimborso se non esiste alcuna traccia della transazione abortita?

    Ha suggerito allora di andare nell'Area Cienti del sito e riempire un modulo di reclamo.
    Le ho spiegato che non riesco più a entrare nell'account col messaggio di cui sopra.
    Prima ha detto che non le risultavano problemi sul sito. Quando ho insistito dicendo che non mi faceva entrare, allora si è offerta di mandarmi una nuova password. Le ho spiegato che la password la conoscevo e andarmene un altra non avrebbe risolto il blocco. Ha insistito a volerlo fare lo stesso ma non è riuscita dicendo che non trovava il mio account.

    Le ho suggerito allora di contattare l'amministratore del servizio o quantomeno l'amministratore del sito per verificare la presenza di una transazione abortita. Ma ha continuato a ripetere che non era stato emesso alcun biglietto, cosa abbastanza chiara fin dall'inizio.

    Comunque a questo punto era troppo tardi e il treno era già partito.

    Apparentemente il sistema di Trenitalia, quando va in tilt, lascia l'account in uno stato inconsistente che lo rende inutilizzabile. Come è già successo ad altri, non se ne viene più fuori se non cancellando l'account e creandone uno nuovo. Così però si perdono tutti i bonus acquisiti e le tracce dei precedenti acquisti.

    Eppure non dovrebbe essere difficile implementare una procedura di recovery, che ripristina lo stato dell'account e riporta un'indicazione della transazione abortita.
    Ma anche qui, il fornitore del servizio non si cura abbastanza di gestire le anomalie: curano di più la grafica che non il funzionamento.

    Il problema è stato segnalato altre volte e dopo oltre 7 (sette!) anni Trenitalia non è ancora riuscita a risolverlo.

    Il paradosso è che nel 1997 fui invitato a tenere un corso alla direzione di Trenitalia a Roma per spiegare loro cos'era Internet e il Web, illustrado le opportunità che potevano sfruttare per fornire un servizio moderno ed efficiente, che poteva far rispamiare tempo ai clienti e personale a loro.
    La presentazione ebbe talmente successo che volevano che diventassi loro consulente in materia, cosa che declinai avendo già troppi impegni.

    Mi fa piacere che abbiano dato seguito ai miei consigli, ma mi irrita il fatto che il servizio non sia all'altezza delle aspettative.

    Aggiornamento. 17/10/2012

    Poco fa ho tentato di fare un nuovo acquisto. Come al solito, dopo aver fornito i dati della carta di credito, il sistema ha dato ancora errore, questa volta di tipo diverso:
    Codice di errore : 101 Gentile cliente, a causa di alcuni malfunzionamenti del circuito bancario la transazione non è andata a buon fine. Nessun addebito effettuato. Ti preghiamo di riprovare più tardi. 
     Almeno un passo avanti c'è stato: questa volta nessun addebito.


    Wednesday, September 26, 2012

    Formigoni limite

    Il governatore Formigoni ha spiegato poco fa in TV che le Regioni possono stabilire lo stipendio dei consiglieri, ponendosi come limite una percentuale dello stipendio dei parlamentari.
    Incalzato dalla Gruber che chiedeva come mai ci siano tali disparità tra le regioni, Formigoni ha spiegato che la percentuale in alcuni casi è superiore al 100%.
    Ma che limite è allora?

    Sunday, September 23, 2012

    WallIt

    La mia vecchia proposta di abolire le banconote dell'Euro, creando la prima valuta al mondo unicamente elettronica potrebbe esssere rilanciata tra gli obiettivi prioritari dell'Agenzia per l'Italia Digitale.

    Oggi sarebbe possibile creare un servizio, che chiamerò WallIt, per borsellino (wallet) italiano, che consenta di effettuare tutti i pagamenti spiccioli, senza carte di credito, usando un qualunque dispositivo mobile.

    Le opportunità sarebbero rilevanti:
    • si creerebbe un'industria di servizi per la produzione e sviluppo di apparati e servizi di pagamento
    • si darebbe un sostanziale impulso alla diffusione capillare della rete su tutto il territorio
    • si otterrebbe a tracciabilità di tutte le transazioni, magari mantenendo e garantendo l'anonimato per quelle inferiori a 100 Euro, come già previsto oggi
    • sparirebbero le evasioni dell'IVA
    • si otterrebbero risparmi sulla gestione di sportelli bancomat, che diventerebbero inutili, anzi fuorilegge.
    • nascerebbe la possibilità di sviluppare applicazioni integrate con un sistema di micropagementi e transazioni sicure
    • si faciliterebbe il commercio di molti beni digitali che possono essere usati on demand (per esempio la lettura di singoli articoli di giornale, l'ascolto di una canzone) i cui costi potrebbero essere ridotti a un valore sotto la soglia psicologica dei 10 centesimi di Euro
    • si faciliterebbero soluzioni di acquisto innovative, come gli acquisti di gruppo o le offerte speciali (es. Groupon).
    Per realizzare il progetto, occorrerebbe trovare un accordo tra i gestori di servizi, ossia gli operatori di reti (fisse, mobili e Internet) e le aziende bancarie, orchestrato da Agenzia Digitale.
    Gli standard hardware e software potrebbero essere poi promossi a livello Europeo, creando uno sbocco internazionale alle aziende italiane, che si avvantaggerebbero della loro esperienza.
    È già successo in passato con il GSM che uno standard europeo si affermasse a livello mondiale. E visto che in fatto di cellulari l'Europa non è seconda a nessuno, varrebbe la pena di riprovarci.

    Impostando lo sviluppo del software della piattaforma del servizio come progetto nazionale finanziato dal governo con modalità di attuazione e risultati assolutamente Open Source, si potrebbe poi insistere facendo pressioni sule banche perché mantengano le loro commissioni entro limiti sotto l'1% e con un tetto massimo per transazione.

    Il momento è favorevole, perché nonostante alcune iniziative di aziende americane, la situazione è ancora fluida, come riferisce questo blog.
    • Google Wallet si basa sulla tecnica di NFC che alcuni modelli di cellurare incoporano e supporta varie carte di credito.
    • ISIS è la soluzione proposta da un gruppo di operatori telefonici americani, ma è in questo momento bloccata e il suo lancio è stato rinviato fino a data da stabilirsi. Inoltre richiede un pagamento di un canone annuale, come è tipico nel mondo delle telecom. Le sue possibilità di successo stanno diminuendo.
    • PayPal è il leader dei micropagamenti e propone una soluzione semplice, che non richiede l'uso di dispositivi speciali, ma usa semplicemente numero di telefono e PIN. In alternativa è possibile usare una app che presenta un codice di acquisto che il venditore invia, leggibile da un comune lettore di codici a barre.
    • Square si è fatta conoscere per un accessorio che si collega all'uscita delle cuffie di uno smart phone e consente di leggere le carte di credito. Ogni negoziante può quindi dotarsi facilmente del sistema. Ma Square ha l'ambizione di realizzare un servizio di wallet più generale. Square ha appena annunciato un accordo con Starbucks, che accrescerà notevolente la sua visibilità.
    • iOS Passbook è l'iniziativa di Apple, che a quanto pare sta ricevendo molto interesse, con circa 20000 adesioni al giorno.
    Un passo importante è stata l'approvazione del decreto del 6/4/2012 per l'attuazione della direttiva europea sull'istituti per la moneta elettronica.
    Bisognerebbe quindi muoversi rapidamente, con un progetto operativo che definisca le specifice tecniche del servizio di wallet.
    Questa sarebbe una soluzione semplice ed efficace sia per il rilancio dei consumi che per il rilancio degli investimenti in tecnologie innovative.

    PS.
    Ho saputo che anche Groupon ha da poco lanciato il suo servizio Groupon Payments.

    Risparmi ottenibili

    Questo studio del Politecnico di Milano stima i risparmi ottenibili attraverso la diffusione di pagamenti elettronici.

    Aggiornamento

    Gli operatori italiani di telefonia mobile propongono una piattaforma comune

    Telecom conto online

    Anche questo servizio una volta funzionava.
    Adesso quando accedo comincia a dare errore:
    Errore. Impossibile caricare la barra di menu'
    e poi quando arrivo a visualizzare la bolletta:
    ERRORE risposta SSO
    Chiaro, no?
    Ho riprovato una seconda volta:
    Siamo spiacenti. Il servizio non è al momento disponibile.
    Non ne posso più!
    Mi piacerebbe si facesse un'indagine su quante ore vanno perse per malfuzionamenti dei servizi online.
    Quello che un tempo noi propugnavamo come un vantaggio della rete, la possibilità di effettuare tutte le operazioni con pochi semplici click, da casa o da altrove, senza doverci spostare o spostare pezzi di carta, rischia di rivelarsi una pia illusione.

    Per evitare questa degenerazione, bisognerebbe che la AgCom instaurasse un osservatorio e infliggesse multe a quegli operatori i cui servizi sono affetti da malfunzionamenti.

    Thursday, September 20, 2012

    PECcato

    Ho cercato di attivare il servizio di posta certificata sul sito di posteitaliane.it.
    Subito dopo avere inserito i dati della carta di credito per il pagamento è apparsa la segnalazione di errore qui sotto.
    Ho chiamato l'operatore del call center e gliel'ho letta, riferendo in particolare che "the server encountered an internal error, la cui causa era un NullPointerException".
    La sua prima risposta è stata che dovevo installare una nuova versione di Java.
    Gli ho fatto notare che l'errore era sul server, non nel mio client.
    Allora mi ha dato indicazioni su come completare la pratica manualmente, che richiede l'invio di un contratto firmato via posta certificata (sic!) o, in alternativa, via fax.

    HTTP Status 500 -


    type Exception report
    message
    description The server encountered an internal error () that prevented it from fulfilling this request.
    exception
    org.apache.jasper.JasperException
     org.apache.jasper.servlet.JspServletWrapper.service(JspServletWrapper.java:372)
     org.apache.jasper.servlet.JspServlet.serviceJspFile(JspServlet.java:292)
     org.apache.jasper.servlet.JspServlet.service(JspServlet.java:236)
     javax.servlet.http.HttpServlet.service(HttpServlet.java:802)
    
    root cause
    java.lang.NullPointerException
     org.apache.jsp.conferma_jsp._jspService(conferma_jsp.java:156)
     org.apache.jasper.runtime.HttpJspBase.service(HttpJspBase.java:94)
     javax.servlet.http.HttpServlet.service(HttpServlet.java:802)
     org.apache.jasper.servlet.JspServletWrapper.service(JspServletWrapper.java:324)
     org.apache.jasper.servlet.JspServlet.serviceJspFile(JspServlet.java:292)
     org.apache.jasper.servlet.JspServlet.service(JspServlet.java:236)
     javax.servlet.http.HttpServlet.service(HttpServlet.java:802)
    
    note The full stack trace of the root cause is available in the Apache Tomcat/5.0.28 logs.

    Apache Tomcat/5.0.28

    Saturday, September 15, 2012

    scontro ETNicO

    Da alcuni mesi è in corso una campagna di lobby insistente da parte di ETNO per preparare il terreno a un cambiamento di regole tra gli operatori di telecomunicazioni, da varare al prossimo meeting di ITU a dicembre a Dubai.

    ETNO è l'associazione degli operatori di telecomunicazioni europei, di cui è presidente Luigi Gambardella, che fa il mestiere del lobbista ormai da oltre vent'anni.

    All'ETNO Summit 2012, ETNO prende finalmente atto degli straordinari sviluppi prodotti dalla diffusione di una rete aperta come Internet, dopo che per lungo tempo tempo gli operatori ne hanno ostacolato la crescita o hanno cercato di imporre loro alternative.
    Con Gambardella e con Telecom Italia per esempio mi scontrai duramente negli anni 1996-97 in cui guidavo la campagna di Città Invisibie per l'abolizione della TUT (Tariffa urbana a Tempo).
    Ecco il bel ragionamento che fa ETNO per motivare l'esigenza di cambiamenti nelle regole internazionali:
    Over the past 20 years, the rapid and successful growth of the Internet and of Internet-enabled services and applications has fundamentally transformed the economic landscape.
    Quindi si direbbe che il modello di rete aperta, basata sul principio della Net Neutrality e di trasporto best-effort senza disciminazione tra i contenuti, interconnessa sulla base di accordi di peering liberamente contratti tra gli ISP, funzioni molto bene.
    Non c'è dubbio che gran parte del successo è dovuto proprio alle miriade di servizi, di appplicazioni, di materiali che miliardi di persone e milioni di aziende hanno creato e messo a disposizione degli altri.
    Nulla di tutto ciò sarebbe esistito se i servizi fossero rimasti appannaggio degli operatori, come era ai tempi dei monpoli telefonici, quando gli utenti non erano nemmeno liberi di scegliere il modello di telefono che preferivano.
    Bene, visto che il modello ha funzionato, cosa propone ETNO?
    Di svilupparlo ulteriormente rendendo possibile una sempre aggiore partecipazione?

    No! ETNO propone di eliminare il modello di tariffazione flat basato sulla quantità di banda, per sostituirlo col modello della tariffazione a carico del chiamante (sending-party-network-pays), che è proprio il modello precedente a quello di Internet e che ne impediva lo sviluppo.
    For telecoms operators to continue meeting the huge investment challenge linked to exponential traffic growth, new business models are needed based on commercial cooperation with all players of the value chain.
    In alcune dichiarazioni, ETNO vorrebbe che le aziende che offrono servizi, i cosiddetti OTT, paghino una tassa agli operatori, perché altrimenti non ce la fanno a restare sul mercato.
    L'argomento è altrettanto assurdo quanto sarebbe la pretesa da parte di Autostrade di chiedere una percentuale sui guadagni di chi trasporta merci in autostrada, oltre al prezzo del pedaggio.

    La rivista Forbes qualifica come assurda la proposta:
    In some sense, ETNO is trying to impose a Frankenstein version of the long-standing and deeply corrupt settlement regime for international long distance, where phone companies (many of them still wholly or partially owned government monopolies) establish and charge per minute rates for incoming calls from other countries.
    That system didn’t even work for long-distance, which relies on dedicated circuits and was thus easy to track and to meter. Many countries set absurdly high rates on incoming calls, gouging foreigners, many of them expatriates calling home.
    Se poi le telecom sono invidiose dei guadagni degli OTT, perché Telecom Italia ha venduto Virgilio, ossia il suo ramo OTT?

    ETNO dimostra che 20 anni non sono bastati agli operatori per capire la nuova realtà né di imparare a vivere in un mercato aperto alla concorrenza. Pretendono che altri, o gli OTT o i governi, forniscano loro i finanziamenti per gli investimenti in infrastrutture, magari con regole imposte per legge che garantiscano loro il ritorno degli investimenti.
    Anche questi sono argomenti assurdi: perché se davvero qualche governo decidesse di dar loro retta, proporrei immediatamente di costituire un'azienda che si metta a stendere fibra ottica a caso qua e là. I soldi ce li mette lo stato e garantisce anche i profitti. Una vera pacchia: questo è il vero capitalismo!

    Le argomentazioni sono talmente assurde, che faccio fatica a immaginare come si possa essere così fessi, primo da esporle, secondo a darci retta, terzo a credere che ci siano in giro dei fessi che se le bevono.

    Tanti si sono espressi contro queste posizioni, a partire da Vint Cerf, uno dei padri di Internet, sul NYT, da Isoc, l'organizzazione mondiale da lui fondata che ha il motto "Internet è per tutti", e dal Dipartimento di Stato USA al WCIT 2012.
    ISOC afferma che:
    Sending-party-network-pays could therefore reinforce and make much worse the existing ‘digital divide’.
    Jeoff Huston ribadisce:
    And how should we respond to ETNO's demands for regulatory intervention to impose a "new sustainable economic model for the Internet"?
    Our response now should be exactly the same as it was 10 years ago – no!
    Huston osserva anche che se fossero gli operatori a mettersi d'accordo per aumentare le tariffe, al fine di ottenere i guadagni che secondo loro servono per poter ivestire in nuove infrastrutture, si tratterebbe di un'operazione di cartello vietata dalle norme sulla concorrenza. Per questo ETNO si rivolge tramite ITU ai governi, perché siano loro a imporre regolazioni tariffarie. Ma è evidente che questa non è altro che un'operazione di cartello mascherata e quindi altrettanto illegittima, a cui i governi non si devono prestare.

    Un rapporto di Analysyn Mason, azienda di analisi strategiche, afferma:
    ITU's forthcoming review of the International Telecommunications Regulations could extend these to the Internet and that any such expansion is "not only unnecessary, but could harm the growth of the Internet in developing countries."
    In Europa La Quadrature du Net fa un riepilogo della questione e invita la UE a prendere ua posizione netta contro questi attacchi.

    Ciononostante ETNO insiste imperterrita e tiene pronta l'arma letale, alla quale cedono tutti i politici: "se non fate quello che chiediamo, metterete a rischio l'occupazione nelle nostre aziende".
    L'argomento è anch'esso fuor di luogo, perché Internet ha prodotto e continuerà a produrre centinaia di milionii di posti di lavoro, e se le telecom non sanno operare anche loro sul libero mercato, come fanno tutti coloro che investono e realizzano servizi su Internet, saranno altri a farlo.

    Ho segnalato questi fenomeni nel mio intervento al ventennale del GARR, intitolato Internet è di tutti, perché ognuno di noi ne possiede una parte e ha contribuito a costruirla, e dobbiamo insistere perché resti così difendendola dagli attacchi di coloro che vorrebbero imporre i loro interessi.

    Tuesday, September 11, 2012

    cura open source

    Circola una notizia bufala riguardo a un cosiddetto metodo di cura Open Source che Salvatore Iaconesi ha adottato per il suo tumore (sincera compassione per lui).

    Come spiega il prof. Pillon, si tratta di un malinteso grossolano. Non c'era nulla da crackare nella cartella clinica del soggetto.

    "Cura Open Source" risulta essere una frase priva di senso.
    Forse si potrebbe dire "crowd cure", "crowd treatment" o qualcosa di simile.
    O anche semplicemente, per usare un termine antiquato, "consulto".
    Ci sono già moltissimi servizi di consulto medico online.
    Ma questo è una cosa che fanno tutti, tutti i giorni e non sarebbe una notizia.

    Ma i giornalisti non potrebbero fare un piccolo sforzo di verificare ciò che gli propinano prima di scrivere?
    1) I dati forniti (cartella clinica e referti di PS) come si vede sul sito http://artisopensource.net/cure/ da lui costruito ad hoc, non sono in formato proprietario, sono in formato CARTACEO, il più facile da condividere. Le immagini che il San Camillo fornisce sono digitali in formato DICOM, standard, su CD
    2) SOLO Il visualizzatore incluso nel CD è ovviamente "proprietario" ma ci sono decine di visualizzatori DICOM freeware che possono essere utilizzati
    3) Stiamo preparando il sistema Web Based ma sarà ovviamente accedibile solo con userid e pw, del paziente, o, se autorizzato, del curante

    I giornalisti, non hanno capito. Lui vuole promuovere la CURA open source. OPEN SOURCE significa una comunità che lavora condividendo pensieri e progressi e lui vuole questo .." i miei dati sono a disposizione  di chi li vuole usare e ci vuole fare quasiasi cosa", anche video o opere artistiche. La condivisione dei dati e del lavoro (da Wikipedia open source termine inglese che significa sorgente aperto) indica un software i cui autori (più precisamente i detentori dei diritti) ne permettono, anzi ne favoriscono il libero studio e l'apporto di modifiche).

    Una filosofia che per un tumore a basso grado di malignità è comprensibile ma non ci trovo nulla di particolare. Meglio fare un sito web che mandare mille fotocopie così però finisce ogni privacy. Inoltre ovviamente per avere risposte ha dovuto scrivere agli specialisti, non hanno certo trovato per caso i dati sulla Rete ed allora non faceva prima a mandare i PDF scannerizzati per email del cartaceo e mettere le immagini su PICASA (o su un server FTP il cd con tutto il Viewer che consente di gestirle ed elaborarle) linkandole dall'email, come gia fanno molti dei miei pazienti??
    Fare un sito web, in flash bello (e costoso) così come ha fatto il suo... mi pare più una promozione che qualcosa di sanitario (ottima comunque per avere pareri, approvo l'idea della cura open source ma non parlatemi di "hackerato" o dati proprietari!)
    Inoltre immagini e referti non erano in formato proprietario, solo il visualizzatore, come ogni software, ha un copyright, per cui non ha craccato NULLA!

    Decine di pazienti fanno così da anni e non vanno su Repubblica!

    Prof. Sergio Pillon, Roma

    Sunday, September 09, 2012

    Bibite e obesità

    Ancora confusione tra correlazione e cause. Questa volta tutto nasce dalla proposta di bando alle bibite zuccherate del sindaco di NY Bloomberg, maldestramente scopiazzata dal nostro governo. Una giornalista dell'Harvard Crimson riferisce:
    A recent study proves that people who drink diet sodas are more likely to have obesity-related health problems. Moreover, in a shocking discovery, rates of obesity among customers of the popular dietary shake, Slim Fast, were dramatically higher than those of the general populace.
    Immagino analoghi sorprendenti risultati. Ad esempio che l'insonnia è più frequente in chi prende sonniferi o che hanno più frequenti emicranie quelli che prendono l'aspirina.

    Anche se l'articolo del Crimson aveva intenzioni satiriche, pochi dei lettori lo hanno inteso in tal modo, e lo studio citato è serio.

    Thursday, August 16, 2012

    malaspagna

    Anche in Spagna i servizi web peggiorano.
    Poco fa cercavo di fare il check-in online su una linea aerea spagnola, ma non riuscivo a fare login nel mio conto.
    Davo l'indirizzo e la password, poi cliccavo Enter e aspetta, aspetta, aspetta, non succedeva niente.
    Ho provato a cambiare browser, ho verificato indirizzo e password, ed era tutto a posto.
    Però a un certo punto, in una dei tanti pop-up che spuntavano è apparso un messaggio strano:
    Inserire la password
    visto che era lì bella presente nella form.
    Allora mi è venuto un dubbio: non avranno messo un controllo sulla lunghezza delle password?
    Infatti aggiungendo altri caratteri, il pop-up spariva.
    Ma ovviamente quella non era più la mia password, per cui era impossibile che potesse funzionare.
    Allora ho tentato la richiesta di invio di una nuova password.
    Pigio il link, ma non succede niente.
    Allora provo a inviare un messaggio all'assistenza.
    Risposta:
    siamo spiacenti, ma in questo momento il servizio non è disponibile.
    Allora vado all'altro servizio: risposte on-line.
    Chiedo come recuparare la passord. La risposta è:
    Per recuperare la password, cliccare il seguente link:
    e a seguire una riga bianca.
    Infine, disperato, perché sono vicino al limite tempo per effettuare il check-in, chiamo il numero verde.
    Risposta:
    abbiamo cambiato il servizio Web e non sta funzionando. La preghamo di riprovare più tardi.
    Se non sarà possibile, le faremo il check-in gratis in aeroporto.
    Peccato, era un servizio comodo, che funzionava "sin papel": ti mandavano un MMS sul cellulare e all'aeroporto lo appoggiavi su lettore e passavi.

    Come al solito:
    1. cambiano dei servizi che funzionano e li sostituiscono con altri che non funzionano
    2. non si premurano di testare il servizio prima di metterlo online
    3. lo fanno proprio nel periodo di alta stagione turistica, dove per di più il loro personale di asistenza scarseggia
    Peggio di così è dura.
    Nemmeno qui hanno capito che i servzi web debbono fuzionare 24hx365 e essere semplici ed efficienti.
    Se per fare un'operazione un utente ci perde quasi un'ora, come è successo in questo caso, allora convengono i servizi di sportello.

    Monday, July 23, 2012

    How Emacs changed my life

    Yukihiro "Matz" Matzumoto spiega How Emacs Changed my Life.

    La cambiò anche a me nel 1978, quando imparai ad usarlo all'AI Lab del MIT, lavorando a fianco sulla stessa tastiera della Lisp Machine con Richard Stallman.

    Emacs era l'editore che si usava su qualunque terminale del laboratorio, molti dei quali erano collegati con un peculiare meccanismo di video switch al DEC-10 su cui girava il sistema operativo ITS (Incompatible Time Sharing), le cui prerogative di sicurezza erano descritte dal motto "Security by obscurity".

    Il video switch era tale che chiunque poteva switchare una delle uscite sul proprio display, e in questo modo poteva vedere quello che qualcun altro stava facendo.

    Il principio era quello che in un laboratorio universitario nulla doveva essere segreto.
    Naturalmente era buona educazione non usare questo meccanismo per fini malevoli.
    Uno degli scopi utili era quello di fare mentoring. Una persona più esperta, per esempio, poteva "osservare da dietro le spalle" quello che faceva un giovane, e suggerirgli modi di migliorare il suo lavoro.

    Io lavoravo nel gruppo dell'Actor Model di Carl Hewitt ed ero un convinto fautore della programmazione a oggetti. Poche persone del gruppo si occupavano di implementare qualcosa di utilizzabile con quella metafora di programmazione e al MIT il linguaggio preferito era il Mac Lisp, che non aveva meccanismi di programmazione a oggetti.

    Per dimostrare l'utilità della programmazione a oggetti decisi di implementare un sistema grafico a finestre sulla Lisp Machine, che aveva uno dei primi schermi a bitmap ad alta risoluzione.

    Con Gianfranco Prini e Carlo Montangero, avevamo fatto una proposta per un linguaggio intermedio per supportare linguaggi ad oggetti, che avevamo chiamato SMOM (Structured Memory Oriented Machine).
    Sostituite "Structured Memory Oriented" con "Object Oriented" e capite di cosa si trattava: il termine "object" non era ancora diventato di uso comune.

    Comunque, per fare in fretta, partii da una bozza di linguaggio a oggetti su cui Richard Greenblatt stava lavorando, che forniva i costrutti defclass e defmethod, scritti usando il meccanismo di macro del MacLisp. Imparai così costrutti strani come il backquote (`), il comma (,) che annulla il backquote, e il comma-ampersand (,@) per fare list splicing, concetti di meta-programmazione che ancora oggi pochi linguaggi suportano,  il cui utilizzo è mind-boggling, specie se i costrutti si annidano uno dentro l'altro.
    Con queste primitive a oggetti scrissi un primo prototipo di sistema a finestre, con una sua gerarchia di classi derivate dalla classe Window, con specializzazioni per Menu, PopupMenu, Scroller, etc.
    Per convincere la gente ad usarlo, mancava una killer application.
    Siccome tutti usavano Emacs, decisi che avrei datto una versione di Emacs, che lavorasse su finestre e potesse usare il mouse per selezionare, fare apparire menu, spostare pezzi di testo, ecc.

    Incominciai a lavorarci e quando fui a buon punto, chiamai Richard Stallman per completare il lavoro.
    Ci mettemmo a fianco alla stessa tastiera (anticipando il pair-programming della metodologia di Extreme Programming).
    Io scrivevo e lui osservava, ogni tanto dandomi dei consigli.
    Per esempio, notava che spesso dovevo cancellare tutti gli spazi per spostare un testo a sinista e lui mi suggerì il comando Emacs apposta per questo: M-\.

    Arrivammo al punto in cui bisognava entrare all'interno del codice di Emacs.
    Quello sulla Lisp Machine era una versione interamente scritta in Lisp, diversamente da quella usata sugli altri terminali che era scritta in TECO, emulando E, l'editore di Stanford, da cui il nome E-macs, o E macros.
    Quindi ci scambiammo di posto e lui cominciò a manipolare il codice di Emacs, usando ovviamente Emacs.
    Ogni tanto decideva: "questo codice non deve star qui" e prendeva intere pagine di codice e le spostava da un file all'altro.
    Usava Emacs a una velocità impressionante, dato che in pratica la sua mente e Emacs erano un tutt'uno e ciò che lui pensava si trasformava direttamente in emissione di comandi attraverso le sue dita.
    Per chi conosce Emacs, questo non sorprende, perché si possono gestire più buffer e spostarsi da uno all'altro con semplice C-x-b.
    Poi con C-M-x poteva compilare ed eseguire immediatmente i pezzi di codice che aveva modificato e questi entravano immediatamente in funzione.

    Attenzione, le modifiche che effettuava diventavo immediatemante esecutive, per cui cambiava il funzionamento dello stesso editore che stava usando per fare le modifiche.
    Capite bene che se avesse commesso un errore, sarebbe stato un disastro, perché avrebbe reso inutilizzabile lo strumento per programmare.

    Richard non fece errori e in meno di un paio d'ore Emacs a finestre era in funzione e disponibile per tutti.
    Tutti si fa per dire: a quel tempo c'erano solo due Lisp Machine in tutto e la gente se le contendeva.
    Spesso bisognava aspettare fino a tarda notte, e infatti questo episodio si svolse di notte, credo ben oltre la mezzanotte.

    Questo non era insolito, infatti molti degli hacker del MIT lavoravano fino alle ore piccole, e di frequente verso le 3 qualcuno faceva il giro a chiedere (foodp), e si partiva tutti per andare a China Town a Boston a mangiare cibo cinese in uno dei ristoranti cinesi favoriti. Qualcuno infatti decretò che "You can't get a degree from MIT if you don't learn how to eat with chopsticks".

    Pur avendomi aiutato a metter in funzione Emacs a finestre, Richard disse che non lo riteneva molto importante, e che si poteva fare tutto con la tastiera senza bisogno del mouse.
    Ne nacque una discussione in cui sostenevo che l'uso del mouse era molto più intuitivo, e si evitava di dover ricordare tutti i comandi, facendo uso del mouse e svolgendo certe operazioni direttamente con il mouse.

    Richard decise quindi di sfidarmi. Avremmo dovuto svolgere a turno delle funzioni per verificare chi faceva prima.
    Cominciò lui a suggerire di spostare un certo testo da un posto all'altro. Lui lo fece con pochi comandi da tastiera, facendo una search incrementale per andare al posto giusto e poi tornando indietro con C-x-C-x.
    Io mi spostai col mouse, arrivando rapidamente nella zona da selezionare, ma poi dovendo rallentare per sceglire il punto preciso di inizio. Poi feci apparire il pop-up con i comandi di Cut/Paste/Copy, mi spostai al punto di arrivo e feci di nuovo riapparire il menu.
    1-0 per lui. Poi toccò a me suggerire dei task. Su qualcuno riusci a batterlo, ma in generale vinse lui.

    Comunque io rimasi convinto che la strada delle interfacce grafiche sarebbe stata determinante per rendere le macchine più adatte al vasto pubblico dei non informatici.

    Poco dopo proseguii, con Maria Simi, a sviluppare un sistema di Form attive, ossia finestre suddivise per tabelle di campi, tra i quali erano indicate delle relazioni, espresse nel linguaggio di descrizione Omega.
    Come esempio facemmo vedere come si poteva compilare una fattura, in cui si inserivano le cifre nei campi e venivano calcolati automaticamente i totali.
    La soluzione piacque moltissimo, e ricordo che la facemmo vedere a molti rappresentanti di aziende che passavano dal MIT a vedere le ultime novità tecnologiche.
    A quei tempi si parlava di Office Automation, come insieme di tecniche e strumenti che avrebbero potuto migliorare lo svolgimento dei compiti di un ufficio.

    Per mostrare la nostra realizzazione, decidemmo di fare un video, che mostrasse varie funzioni di Office Automation che si potevano svolgere con la Lisp Machine, tra cui l'editing di testi e la stampa laser ad alta risoluzione, un editore di immagini chiamato Picturesque (fatto da me con un undergrauate), la posta elettronica con Bolio, un'estensione di Emacs il cui nome derivava dalla gelateria Emac&Bolio, che si trovava in Massachusetts Avenue. E poi c'erano le grafiche accattivanti dei clover colorati e animati di Bill Gosper.

    Il filmato era a colori e con una colonna sonora fatta con brani di Mozart e con commenti a voce su ciò che si vedeva.
    Era il primo video multimediale del tempo (i rari video a quei tempi al massimo erano muti) ed ebbe molto successo, per cui venni chiamato a farlo vedere in varie università, tra cui il Rensselaer Polytechnic.
    Mi vennero richieste copie da entrambe le aziende nate per commercializzare la Lisp Machine (Symbolics e LM Inc., che oggi si chiamerebbero startup) che lo presentarono in occasione di vari congressi, come il AAAI a Stanford nel 1980.

    Anche il sistema di Active Form si rivelò un precursore. Pochi mesi dopo, Dan Bricklin e Bob Frankston, due studenti di Harvard, a poca distanza da noi, annuciarono lo sviluppo di Visicalc, uno strumento per PC che consentiva di gestire quelli che oggi si chiamano fogli elettronici.
    Visicalc aprì la rivoluzione del personal computing, lanciando l'Apple II da giocattolo per hobbyisti a strumento per uso aziendale.

    Per chiudere il cerchio, qualche anno dopo feci fare al mio studente Luigi Madella, un clone di Visicalc dentro Emacs, programmato completamente in elisp, il Lisp di Emacs.

    L'architettura del sistema a finestre della Lisp Machine non era secondo me molto elegante.
    Si basava sull'uso di processi, e in ogni finestra risiedeva un processo distinto.
    Uno dei processi si occupava di gestire il mouse, ed operava indipendentemente dagli altri.
    L'interazione con il mouse era alquanto complicata: per potere ottenere informazioni dal mouse, occorreva impossessarsene. C'era una funzione per fare eseguire codice all'interno del mouse (process-mouse-run) e una il cui nome era all'incirca seize-mouse, che consentiva di impossessarsi del mouse, per esempio se uno doveva fare un drag&drop.
    Il tutto rendeva la programmazione molto complicata, per esempio nella process-mouse-run non si poteva acccedere ai dati dell'applicazione, in quanto girava in un altro processo, e quindi per comunicare col mouse si doveva usare interprocess-communication, in pratica leggere e scrivere da uno stream.
    Tutto era poi molto fragile, perché se un'applicazione non rilasciava il mouse rapidamente, il mouse sarebbe rimasto congelato, e nemmeno il tracking dei movimenti avrebbe proseguito.

    Pertanto decisi di proporre un'architettura software diversa.
    Siccome ero nel gruppo del Message Passing Semantics, l'idea fu semplicemente di fare diventare il mouse un Actor con cui si comunicava attraverso message passing.
    Chi voleva leggere la posizione del mouse, poteva inviargli una richiesta.
    Il problema era che in molti casi, l'applicazione deve reagire a operazioni dell'utente col mouse, piuttosto che viceversa.
    Pertanto proposi che il mouse gestisse una lista di notifiche, in modo da segnalare alle applicazioni quando un evento di loro interesse si era verificato e fosse il mouse a invocare l'applicazione.
    Provai a parlare a Carl Hewitt di questa mia idea e ci fu un confronto serratissimo, con lui nettamente contrario. Io ero sbalordito, perché mi pareva che la soluzione fosse proprio l'ideale per una visione ad Actor, e il fatto che lo stesso fautore degli Actor la bocciasse mi pareva un tradimento.
    Fu una esperienza molto triste per me e uscii dalla discussione letteralmente in lacrime.

    Avevo in pratica inventato il modello a eventi con callback, che divenne popolare qualche tempo dopo con X Window System, sviluppato da Bob Scheifler, un collega del MIT 4 piani più sotto.

    PS.
    Grazie ai commentatori che hanno segnalato alcune sviste.

    Tuesday, July 10, 2012

    Internet diritto di fatto

    L'HRC dell'Onu è stato abilissimo ad aggirare ogni diatriba scolastica sulla questione se Internet debba essere considerata un diritto umano o no.
    Tra coloro che si era espresso negativamente c'è Vint Cerf, proprio uno dei padri di Internet, con qui questa volta mi ero trovato in disaccordo.

    L'astuzia del HRC è stata di asserire che:
    the Internet can be an important tool for development and for exercising human rights
    In altri termini, come commenta Fulvio Sarzana:
    la sostanza non cambia: se qualcuno lede il mio diritto di accedere a Internet o di usarla liberamente, io posso sostenere di aver subito la lesione di un diritto dell'uomo ...
     
    Quindi la formulazione taglia la testa al toro alle disquisizioni e produce gli stessi effetti pratici che se fosse stato affermato che il libero accesso alle reti di comucazione è un diritto civile fondamentale.

    Monday, July 09, 2012

    UnicoOnline ahi ahi

    Altro caso di bug in un servizio pubblico.
    Il software per la compilazione di Unico 2012, fornito dall'Agenzia delle Entrate e sviluppato da Sogei, va in tilt quando si tenta di inviare il file che lui stesso ha prodotto, con questa segnalazione:

    IL FILE: C:UNICOONLINEARCTTRGPP50H09G224I_UNI12.UPF NON ESISTE!

    A parte che il messaggio stampa malamente il path, perdendosi tutti i '\', il file in realtà esiste.
    (Per i non informatici, il carattere '\' nelle stringhe viene usato come escape quindi se lo si vuole stampare, bisogna raddoppiarlo in '\\').

    Guardando il log degli errori, ci trovo:

    java.lang.NullPointerException
     at finanze.IDAC.gui.DialogCheckBox.getCheckValue(DialogCheckBox.java:34)
     at finanze.IDAC.structUNI.ControllerUNI12.showWizardFor(ControllerUNI12.java:1144)
     at finanze.IDAC.struct.Controller.opViewNodeInContainer(Controller.java:1523)
     at finanze.IDAC.struct.Controller$3.run(Controller.java:1628)
    Exception in thread "AWT-EventQueue-0" java.lang.ClassCastException

    Altro problema è che risulta impossibile spostare i dati su una cartella diversa da quella impostata fissa come:

         C:\UnicoOnline

    In rete ci sono diversi utenti che chiedono come fare, ma nessuno ha trovato una soluzione.

    Dopo aver cercato a lungo una soluzione, a questo punto erao arrivate le 3 di notte e mi restavano due possibilità:
    1. prendere i dati prodotti dal programma per il modulo F24 e sottometterlo attraverso un servizio di online banking. Questo però risolveva solo il problema contingente del pagamento ma non quello della sottomissione della dichiarazione.
    2. tentare di usare un altro programma per preparare i file per la trasmissione.
    Negli anni scorsi si usava un programma chiamato File Internet.
    Si noti che da nessuna parte nelle istruzioni di quest'anno per l'utilizzo del servizio, il programma viene mai menzionato. E del resto se ne potrebbe fare a meno e non ho mai capito perché la Sogei abbia usato una soluzione tanto complicata di usare due programmi diversi, uno per creare la dichiarazione e uno per "prepararla per l'invio".
    Oltretutto ci sarebbe alquanto da ridire sull'utilizzo di formati crittici e non estendibili, che cambiano ogni anno. Di ogni documento prodotto esistono da 2 a 4 versioni, in una combinazione perversa di formati UPF, PDF, DIZ, F24, FCF, CCF.
    Questo comporta che 3 volte su quattro uno dei programmi si lamenti che non riconosce il formato, e vattelapesca a capire quale versione di formato gli serve.

    Di file Internet ho la versione usata negli anni scorsi, ma siccome i formati sembrano cambiare ogni anno, ho preferito cercare una versione aggiornata.
    Ho provato a cercarlo tra il software sul sito dell'Agenzia delle Entrate, in tutti i modi, ricerca per chiave, per titolo, scorrendo la lista alfabetica di tutti i software.
    Alla fine l'ho trovato, non mi ricordo come, attraverso un motore di ricerca esterno, che mi ha portato nel posto giusto del sito dell'Agenzia.
    Viene distribuita la versione del 3/7/2012 e quindi mi sono tranquillizzato pensando di aver trovato la soluzione.
    Dopo averlo scaricato però l'installazioe falliva, perché il programma di installazione InstallAnywhere (bel nome se lo facesse davvero) si bloccava dicendo che mancava la versione di Java 1.15.20. Nella mia macchina è installata la versione più recente che è la 1.6.
    Allora sono andato sul sito dove distribuiscono Java, che una volta era Sun e adesso è Oracle.
    Sono dovuto andare alla ricerca delle vecchie versioni in archivio e ho provato a scaricarla.
    Per fare il download è però richiesta l'iscrizione. Un tempo ero iscritto alla developer network di Sun
    e ho provato a entrare col mio nome. Mi è stato detto che non esisteva e ho dovuto fare una nuova iscrizione.
    Dopo aver riempito una form lunghissima, i cui mi chiedeva di tutto, compreso la misura delle mie scarpe, mi è stato detto che una login con quell'indirizzo mail esisteva già.
    Allora ho ritentato a entrare con l'indirizzo mail anziché col mio nome e dopo tre tentativi, finalmente ho ritrovato la passoword che usavo 15 anni fa.
    Così sono riuscito a installare File Internet e a preparare i file per la trasmissione.
    A questo punto sono andato sul sito dell'Agenzia per inviarli e mi sono di nuovo imbattuto con un problema di password.
    La password che usavo era scaduta: il solito mantra dei sistemisti che pretendono che gli utentu cambino frequentemente le password. È una sciocchezza di cui ho dibattuto altre volte.
    Siccome la dichiarazione dei redditi si fa una volta l'anno, la password la uso solo una volta l'anno e pensare che debba scadere dopo 90 giorni ha poco senso.
    Avrebbe più senso se si chiedesse di cambiarla dopo un certo numero di utilizzi, che appunto potrebbe tenere conto di tentativi di accesso illegali.
    Comunque, dopo averla cambiata e averci rimesso quella di due anni fa, con buona pace dei sistemisti, sono riuscito a completare la trasmissione della dichiarazione.
    Poi ho fatto logout e sono entrato col login di mia madre, per sottomettere anche la sua.
    L'operazione di invio richiede di indicare di nuovo la password, ma mi segnala che non ero autorizzato a compiere quell'operazione.
    Non capivo il perché, visto che l'avevo fatta poco prima.
    Allora ho chiuso e poi riaperto il browser, e questa volta ho potuto concludere l'operazione.

    A questo punto erano arrivate le 5 del mattino e mi sono chiesto quante altre persone in Italia avranno avuto la stessa pazienza e determinazione per fare la loro dichiarazione dei redditi online.

    Mi spiace molto anche perché il programma è stato sviluppato da Sogei ispirandosi alla mia versione di Unico98, che gli mandai su loro richiesta.
    La mia versione non richiedeva alcuna installazione e operava usando una Applet Jave in un browser.
    Oggi si potrebbe fare con AJAX.

    PS.
    In realtà non ci sarebbe stata necessità di fare alcuna sottomissione di F24, perché dalla dichiarazione risultava un credito.
    Tuttavia, per un motivo misterioso, nel foglio RX per la compensazione, il programma indicava una cifra decimale.
    Se indicavo per la compensazione una cifra arrotodata per eccesso, produceva un F24 per un importo di qualche centesimo negativo, se per difetto, positivo.
    Naturalmente era impossibile indicare un importo decimale nei campi per la compensazione, perché tutti gli importi devono essere arritondati all'Euro e il programma non accetta le virgole.
    Sapevo anche che gli importi inferiori a 20 Euro non vanno pagati, quindi la logica del comportamento del programma mi sfugge.

    Wednesday, July 04, 2012

    democrazia liquida

    Quello che suggerivo in mio precedente post come una possibile rivoluzione del modo di fare politica diventa possibile attraverso lo strumento di Liquid Feedback.
    Lo hano adottato i Pirates Italiani.

    In questo articolo si analizzano gli aspetti matematici della raccolta del consenso e distribuione del consenso:

    Paolo Boldi, Francesco Bonchi, Carlos Castillo, and Sebastiano Vigna. Viscous democracy for social networks. Commun. ACM, 54:129−137, June 2011.

    no ACTA

    Giuseppe,
    This just in -- the European Parliament, in a landslide vote, has voted down ACTA, with 478 votes against and only 39 in favor! As one of the 380,000 people who called on MEPs to vote "No," (attraverso Acces Now, ndr) congratulations to you and all the other organizations, communities, and Members of Parliament who have fought to defeat this dangerous international treaty.

    Chissà se i politici italiani la vorranno capire una volta per tutte  che non devono nemmeno mai pensare a leggi che interferiscono con la libertà di espressione.
    Mi piace molto il First Amendment della Costituzione USA, che recita proprio:
    Congress shall make no law respecting an establishment of religion, or prohibiting the free exercise thereof; or abridging the freedom of speech, or of the press ...

    spending o spanding

    Da ciò che trapela dai risultati della Spending Review, Monti sta preparando una riduzione dei dipendenti pubblici attraverso prepensionamenti.

    I prepensionamenti sono una soluzione per le imprese private, che spostano i costi dei salari sull'INPS, ma per il pubblico sono solo una partita di giro.

    Sui tagli alle spese gonfiate e a quelle inutili, sono perfettamente d'accordo: nel mio ambito lotto tutti i giorni contro questo.
    Un caso eclatante riguarda il sistema di verbalizzazione elettronica degli esami, che mi ingegnai di sviluppare totalmente gratis per la mia Università, la quale invece fino a pochi giorni fa ha preferito usare un sistema che è costato intorno ai 500 mila Euro.
    Perché abbiano agito cosi un rettore e un Senato Accademico, che pur sapevano che c'era una alternativa migliore e più economica, è qualcosa che sfugge alla mia comprensione.

    Uno dei principali problemi delle amministrazioni pubbliche in Italia è la mancanza di una cultura di efficienza e di servizio e poi la deresponsabilizzazione dei dirigenti.
    Chi opera nel pubblico ritiene spesso che il suo compito sia insostituibile e pertanto che spetti ad altri coprire le spese, i buchi di bilancio, ecc.
    Dovrebbero invece essere soggetti alle stesse responsabilità di una azienda privata rispetto sia ai soci che al codice civile. I dirigenti che non gestiscono in maniera efficiente i propri compiti, vanno cacciati, senza ammortizzatori e senza pensioni d'oro.

    Come segnala il Washington Post, un'altra grave difficoltà dell'Italia è la scarsa produttività.
    In Italia si lavora molto di più che all'estero in termini di ore/anno: mediamente 1.817 contro le 1.431 della Germania e le 1.553 della Francia.
    Ma la produttività è più bassa.
    Campioni mondiali di produttività sono gli Stati Uniti con 60,9 dollari all'ora, seguono Germania e Francia sopra quota 55, poi la Svezia a 52 e l'Inghilterra a 47,8. L'Italia è in fondo alla classifica, con 45 dollari di Pil per ogni ora lavorata.

    La produttività dipende da tantissimi fattori, uno dei quali sono proprio le inefficienze dei servizi pubblici.
    Un altro sono gli scarsi investimenti in tecnologie e innovazione, paradossalmente dovuti proprio al basso costo del lavoro
    L'Italia è un paese di vecchi, (Prandelli), in tutti i campi, non solo in quelli di calcio.

    Googlopoly

    Neanche la deep pocket di M$ rischia di bastare per contrastare lo strapotere di Google.

    L'articolo riporta una penetrazione di Bing del 15% e di Google al 66%.

    Ma la situazione in Europa è ben diversa:

    Italia

    Google: 98%
    Virgilo: 1%
    Bing: 0.7%

    Francia

    Google: 90.6%
    Bing: 3.3%
    Yahoo!: 1.6%
    Orange: 1.1%

    UK
    Google: 92%

    Quale soglia bisogna superare perché sia considerato un monopolio?

    La Commissione UE ha in aperto una procedura contro Google per infrazione delle norme sulla concorrenza, dove rischia una multa di $38 miliardi, ma pare che l'atteggiamento sia di accettare un compromesso.

    Si tratterebbe di circa un terzo di quanto previsto nel summit del 28/6/2012 per finanziare la crescita Europea.
    Se fossi Monti, ex commissario europeo alla concorrenza, non avrei dubbi.
    E li investirei tutti nello stimolare lo sviluppo di servizi innovativi sul Web.