Saturday, November 24, 2012

primarie, intenti e ossimori

Ho provato a leggere la carta di intenti che devono sottoscrivere gli elettori delle primarie del Centrosinistra.

Intento significa: "determinazione ad eseguire un certo atto in un particolare modo per una ragione specifica; risolutezza ad usare certi mezzi per raggiungere un determinato scopo".

Mi aspettavo quindi un testo che parlasse di "scopi", "atti", "mezzi". Invece ci si trova di fronte ad un testo vago, pieno di sottintesi, di ammiccamenti, di politichese ambiguo e persino di ossimori.

Non pare che il testo sia stato vagliato da un esperto di comunicazione, ma nemmeno da un buon insegnante di lettere di scuola secondaria.
Riconoscere il limite della politica e dei partiti significa anche ...
Frase politichese da evitare, qui declinata con "significa anche" che non è nemmeno una definizione.
Si sta dicendo che non c'è da fidarsi dei partiti?

Alcune enunciazioni sembrano escusatio non petita in difesa dei partiti e della politica tradizionale:
Dobbiamo sconfiggere l’ideologia della fine della politica ...
[Non credo sia un'idelogia, ma di sicuro lo scopo non può essere di sconfiggerla ma di governare bene e la carta si dovrebbe concentrare sul come farlo.]
La sola vera risposta al populismo è la partecipazione democratica. La crisi della democrazia non si combatte con “meno” ma con “più” democrazia.
Sembra una critica al Movimento 5 Stelle: che però fa della partecipazione diretta di cittadini la sua bandiera. Questo è "più" o "meno" democrazia?

Ma torniamo agli intenti.
Qual è l'intento nelle seguenti affermazioni?
  • Il nostro progetto non sarà retoricamente per i giovani, ma dovrà essere soprattutto di giovani.
  • Il tema del merito non può essere contrapposto a quello dell’eguaglianza delle opportunità.
    Ha senso esporre un intento negativo? Rileggiamolo: Intendiamo non contrapporre il merito all'eguaglianza delle opportunità. Significa che se qualcuno ha più merito di un altro ma ha più opportunità di quell'altro, si favorisce il secondo? Oppure non li si contrappone e quindi non si fa nulla né in un senso né nell'altro? Si poteva dire: intendiamo assicurare pari opportunità a tutti, favorendo i più meritevoli. Che però a questo punto diventa una banalità: come si attuano pari opportunità e si favorisconi i meritevoli? Risposta: "Attraverso l’introduzione di misure più incisive", e cioè?
  • Per riuscirci [non si capisce a cosa, perché la frase precedente era: "nulla senza l’Europa"] agiremo ... rafforzando la piattaforma dei progressisti europei.
    Che non so cosa sia: mi vuoi dire cosa vuoi fare tu e non rimandare a cosa vogliono fare gli altri?
  • Se l’austerità e l’equilibrio dei conti pubblici, pur necessari, diventano un dogma e un obiettivo in sé – senza alcuna attenzione per occupazione, investimenti, ricerca e formazione – finiscono per negare se stessi.
    Che significherebbe che l'austerità nega se stessa? Che non ci sarebbe austerità? E quindi l'effetto sarebbe positivo: la negazione di un effetto negativo è positivo.
In certi casi si sfiora l'ossimoro:
Sono poi essenziali norme stringenti in materia di ... libertà dell’informazione.
Sulla libertà di informazione ci vogliono meno norme possibili, basta anzi un'unica norma che proprio impedisca ai parlamenti di legiferare in materia, ossia il First Amendment:
Congress shall make no law respecting an establishment of religion, or prohibiting the free exercise thereof; or abridging the freedom of speech, or of the press; or the right of the people peaceably to assemble, and to petition the Government for a redress of grievances.
I politici italiani hanno solo fatto danni quando hanno tentato di dettare norme sulla libertà di informazione, di cui la legge Sallusti è solo l'ultimo orrido esempio.
Occorrono piani industriali per ogni singola amministrazione pubblica al fine di produrre efficienza e risparmio.
Piani industriali per la pubblica amministrazione? Sono molto sospettoso in generale per ogni piano industriale, figuriamoci per la pubblica amministrazione!
Qui vive la ragione più profonda che ci spinge a cercare un terreno di collaborazione con le forze del centro liberale. Per questo i democratici e i progressisti s’impegnano a promuovere un accordo di legislatura con queste forze.
Un programma dovrebbe dire cosa si vuol fare, non con chi ci si vuol alleare. Un partito come il PD che non ha mai trovato saputo esprimere a propria identità, quando ha l'occasione di farlo rimanda ad un confuso e mal definito insieme di forze chiamato "centro liberale". Ma quando la smetterà la dirigenza del PD, ispirata da un sempre perdente D'Alema, di rincorrere questo fantomatico e inesitente "centro liberale"? Il 2011 ha dimostrato che la sinistra vince (da Milano, Napoli, Puglia, referendum. ecc) quando fa la sinistra.
Saranno semmai gli sparuti e dispersi del cosiddetto centro che dovranno venire incontro alla sinistra: tanto hanno solo da guadagnarci loro, non la sinistra.

Si potrebbe continuare a lungo, ma mi fermo qui: il Centrosinistra dopo 20 anni non ha ancora imparato a parlar chiaro.

In sostanza: poche idee ma confuse.

PS.
Pietro Ichino afferma che l'ambiguità di quel documento è stata una delle ragioni per ritirarsi dal PD:

Quella Carta, però, era viziata anch’essa da un’ambiguità di fondo. ...
Proprio l’ambiguità di quel documento è all’origine dell’ambiguità che affligge oggi la coalizione di centrosinistra guidata da Pierluigi Bersani.
 
PS2.
Le elezioni hanno dimostrato che il "centro liberale" non esiste. CVD.


No comments: