Thursday, March 24, 2011

moda italiana da esportazione (di profitti)

Mi sono imbattuto per caso in questa notizia:

Sfila in procura la maxitruffa firmata D&G

La società è già stata condannata a pagare una multa da 800 milioni di euro all’Agenzia delle entrate.

ricerca de-internazionalizzata

Il DL 9 gennaio 2008, n. 17, relativo all'ammissione di cittadini di paesi terzi a fini di ricerca scientifica, prescrive che (Art.1, comma 2):
c) l'obbligo dell'istituto di farsi carico delle spese connesse all'eventuale condizione d'irregolarità del ricercatore, compresi i costi relativi all'espulsione, per un periodo di tempo pari a sei mesi dalla cessazione della convenzione di accoglienza di cui al comma 3;
Ora mi chiedo quale istituto possa accettare una condizione riguardante spese non quantificate e non quantificabili, oltretutto relative ad un periodo oltre la scadenza del contratto, nel quale l'istituto non ha più alcun rapporto con il ricercatore.
All'istituto è gia richiesto l'impegno di coprire le spese del viaggio di andata e ritorno (Art. 1, comma 3).

Se le spese di espulsione potessero essere quantificabili (ma non saprei se nemmeno la questura le può quantificare in anticipo) si potrebbe immaginare di stipulare una polizza di assicurazione per coprire questo rischio.

Francamente mi pare una richiesta totalmente assurda: non si può chiedere ad un'istituto di assumersi responsabilità per persone con cui non ha rapporti.

Se vogliamo un'università internazionalizzata, queste norme certo non lo facilitano.
Si noti, tra l'altro, che il decreto dichiara di essere fatto per recipire la Direttiva 2005/71/CE del Consiglio del 12 ottobre 2005,
destinata ad agevolare contribuire alla realizzazione di tali obiettivi favorendo l’ammissione e la mobilità dei cittadini di paesi terzi a fini di ricerca per soggiorni di oltre tre mesi, in modo che la Comunità eserciti un maggiore richiamo per i ricercatori di tutto il mondo e migliori le sue capacità di polo di ricerca a livello internazionale.
Dimenticavo, l'autore del decreto è il ministro Mussi, se ci fosse bisogno di altre dimostrazioni della sua saggezza.

Friday, March 18, 2011

ri-riforma giustizia

Ma possibile che il PD mandi ancora in giro D'Alema (martedì a Ballarò) a discutere di giustizia e a discettare sulla sottile differenza tra la riforma che lui commissionò a Marco Boato nella Bicamerale e quella che ha commissionato Berlusconi ad Alfano.

La bozza Boato era già indecente allora e il fallimento della bicamerale ebbe il solo benefico effetto di potercela scampare.
Ve la immaginate una magistratura assoggetta al potere politico, con Berlusconi al governo, per merito di una legge concepita dalla cosiddetta "sinistra".

Lo stesso Boato riconosce la somiglianza della sua bozza con quella di Alfano.

Ma come si fa a continuare a puntare sulla vecchia nomenklatura che ha fallito e che evidentmente non è in grado di capire le dinamiche e i meccanismi della politica di oggi, che non è più quella della DC e della TV di Bernabei su cui si sono formati.

Ma quando la smetteranno quelli di "sinistra" di scimmiottare quelli di "destra"?
Così
  • si fanno pasticci sul federalismo, o si offrono inciuci alla Lega, perché si considera di moda l'idea;
  • si fanno leggi mercantilistiche perché l'economia di mercato è di moda;
  • si riforma la scuola finanziando le scuole private (Berlinguer);
  • non si fanno leggi sul conflitto di interesse, perché l'elettorato non le capisce;
  • e via dicendo.
Possible che non capiscano che un'alternativa potrà avere successo solo se è una VERA alternativa?

Monday, March 14, 2011

insicurezza nucleare

Come scienziato ho sempre esercitato il principio del dubbio che mi impedisce di avere certezze assolute.
Mi aveva già stupito che uno scienzato come il prof. Veronesi si fosse lasciato trascinare da certezze riguardo alla sicurezza degli impianti nucleari al punto da accettare la nomina a presidente dell'Agenzia per la Sicurezza.

Ebbene, mi pare che i fatti valgano ben più delle opinioni o dei pareri manipolati di cosiddetti scienziati.
Il prof. Veronesi farebbe un atto di onestà intellettuale e di coraggio civile ammettendo un errore di giudizio e dimettendosi dall'Agenzia.

Tuesday, March 01, 2011

wir leben Autos

Ma che cavolo vuol dire questo slogan pubblicitario di Opel?

Quando lo ascoltavo senza guardarlo, pensavo che dicesse "wir lieben Autos", noi amiamo le auto.
Oggi ho guardato lo spot e la frase viene riportata per iscritto: letteralmente significa "noi viviamo le auto".

Vedo che anche altri si pongono la questione (altri ancora), tentando una azzardata traduzione: we live for autos.

Oppure un più spiritoso:
We're alive until Magna and Sberbank/GAZ screw us and start moving production to Russia.

Gli interessati la spiegano così:
But we do not only build cars, we live for cars and the word “leben” expresses our high level of energy which can be felt by everyone whose life is touched by an Opel.

Insensato, specie per una pubblicità trasmessa in nazioni di lingua non tedesca.