Dopo varie voci di interessi da parte di Apple e di Google all'acquisto di Skype, a sorpresa è spuntato come acquirente Microsoft.
Si sta svolgendo sotto i nostri occhi un altro atto di una battaglia tra giganti per le reti del futuro, che si gioca su vari campi: quello degli standard e dell'interoperabilità (la network neutrality che è già venuta alla ribalta con la famigerata presa di posizione di Google e Verizon), gli accordi sui sistemi operativi (Microsoft-Nokia su Windows Phone 7 con l'affossamento di Symbian), l'asta delle frequenze wireless (che Google ha tentato di accaparrarsi in quantità), quello sui diritti intellettuali (con le major che cercano di imporre norme di legge che consentano loro di intervenire reprimendo a discrezione certi usi della rete), ecc.
Al di là di questioni di principio, si tratta principalmente di questioni di soldi: i gestori di telefonia si sono visti progressivamente togliere da sotto i piedi dei mercati che controllavano a condizioni capestro.
Un tempo era la telefonia fissa, che veniva gestita in condizioni di monopolio a prezzi esorbitanti.
Quando la telefonia fissa ha cominciato ad essere soppiantata da Internet a tariffa flat, si sono rifugiati nella telefonia cellulare, dove di nuovo gli utenti si sono adeguati all'inevitabilità di tariffe di nuovo esose.
Per non parlare degli SMS che costano letteralmente 0 e sono fatti pagare un'enormità.
Poi è arrivato Skype e gli utenti hanno scoperto che si poteva telefonare gratis in tutto il mondo.
Analogo discorso nel settore musica e film: un tempo si potevano soltanto acquistare dischi a prezzi esosi nei negozi.
Poi la gente ha scoperto che si potevano scambiare materiali via rete, prima illegalmente, poi legalmente su servizi come iTunes a prezzi ragionevoli.
Adesso però gli operatori di rete pretendono una quota dei guadagni dei fornitori di contenuti, o direttamente o in forma surrettizia, sostenendo che gli utenti devono pagare un extra per potere utilizzare certi servizi.
Non lasciamoci quindi confondere da giustificazioni fondate su principi tecnici: la vera ragione è quella di poter tornare a guadagnare in forma arbitraria senza controlli né concorrenza.
In questo scenario l'acquisizione di Skype da parte di Microsoft può avere solo due conseguenze:
- l'affossamento di Skype
- l'affossamento di Nokia
Le strategie per queste due aziende rischiano infatti di finire in rotta di collisione.
Se ci fossero cellulari Skype abilitati ad usare Skype in tutti i modi possibili, attraverso reti Wifi, ormai sempre più diffuse e disponibili gratuitamente ovunque, vorrebbe dire chiudere il maggiore canale di guadagni degli operatori telefonici.
Difficile immaginare che gli operatori possano trovare rapidamente delle alternative di guadagno: non certo le applicazioni di streaming video 3D di cui blatera a sproposito il CEO di Verizon.
Quindi non sarà certo Nokia il veicolo per la diffusione di Skype.
Invece è possibile immaginare Skype sui tablet, sui PC, e su altri dispositivi supportati da MS.
Siccome il numero di questi crescerà rapidamente a superare il numero dei cellulari Nokia e chi se li porterà dietro scoprirà di poterci fare molto di più di ciò che ci fa con un Nokia, questo vorrà dire l'affossamento di Nokia.
Lo scenario alternativo è quello invece che l'acquisto di Skype abbia l'obiettivo strategico di affossarlo, per togliere di mezzo un prodotto che potrebbe disturbare proprio la strategia di Microsoft incentrata su un accordo di partnership con Nokia.
Non solo si toglie di mezzo un pericolo, ma si impedisce che cada nelle mani di altri che avrebbero potuto sfruttarlo per disturbare i piani di Microsoft-Nokia.
Come consumatore e utente Internet, non posso che essere intensamente preoccupato, perché non sento di fidarmi di nessuno degli attori in questo momento all'opera:
- Microsoft-Nokia, per quanto detto sopra, mi sembrano intenzionati principalmente al mantenimento dello status-quo
- Google ha dovuto fare concessioni a Verizon sulla network neutrality sulle reti wireless per ottenere che i dispositivi Android venissero venduti dagli operatori
- Apple si comporta da monopolista imponendo condizioni sulle app che accetta di distribuire, sulle percentuali di guadagno.
Gli utenti dovrebbero vigilare e fare sentire la loro voce, come hanno fatto ai tempi della nascita di Internet, scontrandosi contro le strategie degli operatori che volevano farsi le loro reti proprietarie che potevano controllare in termini di funzioni e di guadagni.
Potrebbero convincere Google a diventare il loro portabandiera, a prendere coraggio e non farsi intimidire dagli operatori telefonici, aderendo alla filosofia dei cellulari con un sistema operativo aperto su cui ciascuno può caricare qualunque applicazione senza dover chiedere il permesso a nessuno.