Dopo la figura penosa della Gelmini la settimana scorsa a Ballarò, ieri abbiamo assistito ad un altro esempio della decomposizione delle menti della maggioranza.
La Bernini e Lupi si erano preparati il solito discorsetto trito e ritrito sul fatto che la crisi viene da fuori, dall'Europa e che è tutta colpa del debito pubblico che questo governo ha ereditato dai precedenti.
Lupi sbandierava il fatto che tutte le borse europee, non solo quella italiana, oggi erano crollate.
Peccato che di fronte a loro ci fosse un agguerrito Luigi Abete che è sbottato dicendo che Lupi era fuori di testa.
Lupi era infatti in stato confusionale: non capiva che un conto sono le borse, che reagiscono a fenomeni complessivi, in particolare al rischio sul debito greco e su come questo possa riflettersi sulle banche europee, comprese quelle italiane, che sono esposte in titoli greci.
Altro conto è lo spread, l'interesse sul debito pubblico italiano, che riguarda solo la credibilità e solvibilità dell'Italia.
E lo spread è aumentato sempre, anche il giorno dopo la lettera di Bersluconi alla UE, quando invece le borse sono risalite, come riferiva gongolante Lupi: risalite non per la lettera di Berlsuconi, ma per l'accordo sul sostegno alla Grecia.
Abete ha messo alle strette la Bernini chiedendole: ma se il problema è europeo, non occorre che l'Italia faccia niente, tocca all'Europa risolverlo?
La povera donna zeppa di botulino, che fa già fatica ad aprire la bocca, non avendo argomenti ha cercato di metterla in cagnara, che è la seconda tecnica che hanno insegnato ai politici di destra che partecipano ai talk show.
Ma neanche questo ha funzionato: Floris ormai lo ha imparato e al primo accenno fa abbassare i microfoni ai caciaroni e li blocca sul nascere.
Se si voleva ragionare, si poteva citare l'articolo di Paul Krugman sul NYT, sul secchio bucato degli interventi europeri. Krugman spiega che usare la BCE, finanziata dagli stati europei, per sostenere gli stati europei è come cercare di svuotare l'acqua di una falla in una barca con un secchio bucato. Può dare un piccolo sollievo temporaneo, ma presto bisogna tamponare la falla.
Alla Bernini che diceva che il problema è un problema europeo, bisognava spiegare che all'origine del problema europeo ci sono la Grecia e l'Italia e che se l'Italia non risolve i suoi problemi, come ci chiedono inisistentemente i nostri partner, nemmeno il problema europeo si risolve. I tedeschi e la Merkel in particolare hanno dimostrato molta pazienza finora, accettando di darci una ultima chance di dimostrare che riusciamo a fare interventi seri e concreti.
Alla Camusso e a Floris che indicavano le decine di provvedimenti annunciati e mai attuati dal governo per ridurre il debito e rilanciare la crescita, faceva solo pena sentire la Bernini tentare sfacciatamente di negare che il governo avesse fatto ben poco finora. Se avesse fatto il suo dovere evidentemente non saremmo qui a discutere sui diktat della BCE.
È stato ancora più vergognoso Lupi quando ha usato il solito argomento trito di rinfacciare all'opposizione certi comportamenti di cui viene accusata la maggioranza, in stile Cicchitto, Schifani o Capezzone.
In particolare ha provato a lagnarsi della segnalazione di Rutelli che un parlamentare, Antonione, avesse deciso di lasciare la maggioranza.
Lupi si è lamentato dicendo che quando uno lascia la maggioranza è considerato serio, mentre se lascia l'opposizione no. Strano che Lupi finga di non sapere che chi passa alla maggioranza riceve un congruo compenso in termini di posti di sottosegretario o simili, quindi si tratta di azioni deprecabili sia per chi le compie che per chi le negozia.
La Bernini e Lupi si erano preparati il solito discorsetto trito e ritrito sul fatto che la crisi viene da fuori, dall'Europa e che è tutta colpa del debito pubblico che questo governo ha ereditato dai precedenti.
Lupi sbandierava il fatto che tutte le borse europee, non solo quella italiana, oggi erano crollate.
Peccato che di fronte a loro ci fosse un agguerrito Luigi Abete che è sbottato dicendo che Lupi era fuori di testa.
Lupi era infatti in stato confusionale: non capiva che un conto sono le borse, che reagiscono a fenomeni complessivi, in particolare al rischio sul debito greco e su come questo possa riflettersi sulle banche europee, comprese quelle italiane, che sono esposte in titoli greci.
Altro conto è lo spread, l'interesse sul debito pubblico italiano, che riguarda solo la credibilità e solvibilità dell'Italia.
E lo spread è aumentato sempre, anche il giorno dopo la lettera di Bersluconi alla UE, quando invece le borse sono risalite, come riferiva gongolante Lupi: risalite non per la lettera di Berlsuconi, ma per l'accordo sul sostegno alla Grecia.
Abete ha messo alle strette la Bernini chiedendole: ma se il problema è europeo, non occorre che l'Italia faccia niente, tocca all'Europa risolverlo?
La povera donna zeppa di botulino, che fa già fatica ad aprire la bocca, non avendo argomenti ha cercato di metterla in cagnara, che è la seconda tecnica che hanno insegnato ai politici di destra che partecipano ai talk show.
Ma neanche questo ha funzionato: Floris ormai lo ha imparato e al primo accenno fa abbassare i microfoni ai caciaroni e li blocca sul nascere.
Se si voleva ragionare, si poteva citare l'articolo di Paul Krugman sul NYT, sul secchio bucato degli interventi europeri. Krugman spiega che usare la BCE, finanziata dagli stati europei, per sostenere gli stati europei è come cercare di svuotare l'acqua di una falla in una barca con un secchio bucato. Può dare un piccolo sollievo temporaneo, ma presto bisogna tamponare la falla.
Alla Bernini che diceva che il problema è un problema europeo, bisognava spiegare che all'origine del problema europeo ci sono la Grecia e l'Italia e che se l'Italia non risolve i suoi problemi, come ci chiedono inisistentemente i nostri partner, nemmeno il problema europeo si risolve. I tedeschi e la Merkel in particolare hanno dimostrato molta pazienza finora, accettando di darci una ultima chance di dimostrare che riusciamo a fare interventi seri e concreti.
Alla Camusso e a Floris che indicavano le decine di provvedimenti annunciati e mai attuati dal governo per ridurre il debito e rilanciare la crescita, faceva solo pena sentire la Bernini tentare sfacciatamente di negare che il governo avesse fatto ben poco finora. Se avesse fatto il suo dovere evidentemente non saremmo qui a discutere sui diktat della BCE.
È stato ancora più vergognoso Lupi quando ha usato il solito argomento trito di rinfacciare all'opposizione certi comportamenti di cui viene accusata la maggioranza, in stile Cicchitto, Schifani o Capezzone.
In particolare ha provato a lagnarsi della segnalazione di Rutelli che un parlamentare, Antonione, avesse deciso di lasciare la maggioranza.
Lupi si è lamentato dicendo che quando uno lascia la maggioranza è considerato serio, mentre se lascia l'opposizione no. Strano che Lupi finga di non sapere che chi passa alla maggioranza riceve un congruo compenso in termini di posti di sottosegretario o simili, quindi si tratta di azioni deprecabili sia per chi le compie che per chi le negozia.
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