Tuesday, October 05, 2010

Google-Vividown settlement

Pare che la vicenda Google-Vividown stia finendo a tarallucci e vino.

Il Sole24ore riporta che Google abbia varato un:
«Protocollo per la segnalazione e la cooperazione» degli abusi su internet.

Beneficiario, nonché altro contraente dell'intesa, è l'associazione Vividown, cui apparteneva la vittima dei fatti – avvenuti a Torino nel 2006 – e che, anche grazie a questi sviluppi, è nel frattempo uscita dal processo. L'accordo stragiudiziale prevede che il motore di ricerca metterà a disposizione una pista privilegiata a Vividown per segnalare e far rimuovere in tempi veloci «contenuti inappropriati»: non si tratta quindi di «un'attività censoria» sul caricamento dei contenuti da parte dei navigatori ma l'accordo serve invece a promuovere chiare «intenzioni educative».

Da non credere, adesso non è nemmeno più un giudice a poter decidere sulla libertà di espressione ma un'associazione privata.

Anche la Chiesa che metteva i libri all'indice lo faceva per "chiare intenzioni educative".
L'aspetto ancora più importante dell'accordo sta però nella sua estensibilità. L'associazione torinese ha la facoltà di contattare altre associazioni italiane in difesa di disabili e, previa comunicazione a Google, consentire loro l'utilizzo della procedura privilegiata.

Concordo con Stefano Quintarelli: non ci posso credere!

2 comments:

guerreronegro said...

"El tacon se peso del buso" diceva la mia mamma in dialetto veneto.

Sinceramente se io fossi un giudice o un legislatore non saprei cosa fare.
A suo tempo quel video rimasto lì per mesi e la gente che continuava a cliccarlo mi ferì moltissimo.
È giusto che ci sia libertà di espressione ma, secondo me, è anche giusto che certe cose non siano mostrate.
Accetto il nudo, accetto la pornografia, accetto scene di violenza riportate nelle news di ogni giorno
ma non sopporto chi prende in giro e dileggia i più deboli.

Ma su come censurare (di questo dopo tutto si tratta) non ho proprio idea.
Sicuramente non è giusto che una qualsiasi associazione di privati possa decidere di rimuovere o anche solo suggerire di rimuovere.
E non è neanche giusto che Google non faccia niente perché ci guadagna.
Quello che mi ha urtato è stato soprattutto che Google non ha fatto niente neanche quando oramai sapeva benissimo cosa stava accadendo.

Ripeto: non lo so.
E quindi, non sapendo, forse la cosa migliore è ancora quella di non censurare e investire magari i nostri sforzi nella educazione delle persone.
Ma sono tanto troppo tremendamente pessimista sul genere umano.

Buona notte!

Beppe said...

Sono d'accordo che il rispetto della dignità umana sia un principio da tutelare.
Non sono sicuro che nascondere le violazioni di tale diritto sia il modo migliore di tutelarlo.
Ad esempio se fosse stato vietato diffondere le foto degli abusi nel carcere di Abu Ghraib, non ci sarebbero state le reazioni per punirle e impedirne di altre.

Analogamente, non è detto che coloro che guardavano il video in questione lo facessero per divertirsi, ma magari invece per indignarsi.

Se si voleva tutelare la privacy del giovane si poteva chiedere di mascherarne il volto.

Nascondere la testa sotto la sabbia, facendo finta che i problemi non esistano, non porta a risolverli.