Al contrario, di solito si paga per essere inseriti in elenchi come le Pagine Gialle:
Indici, elenchi e cataloghi sono complementi per le opere in questione, non le sostituiscono. Perché dunque gli editori non dovrebbero accettare di buon grado una tecnologia che rende le loro pubblicazioni più accessibili?
La risposta più semplice è che gli editori vogliono mantenere il controllo totale sulle pubblicazioni. Ovviamente, gli editori sarebbero felici se Google creasse un catalogo efficiente e gratuito delle pubblicazioni, ma lo sarebbero ancor di più se Google li remunerasse per il diritto di farlo.
Non c’è alcun dubbio che gli editori abbiano il diritto di controllare se l’opera viene riprodotta per crearne un’altra che si ponga in concorrenza con l’originale; il punto è se i titolari dei diritti debbano poter controllare la riproduzione dell’opera per scopi sostanzialmente diversi, in particolare scopi che valorizzano l’opera in questione.
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