Intendo chiedere un incontro con Corrado Passera, CEO di Intesa Sanpaolo, in occasione della sua presentazione all'IMT il 29 marzo, per chiedergli di ritirare lo spot sui ricercatori.
Questo è il testo della lettera che vi invito a sottoscrivere, mandandomi un riscontro via mail (attardi at di dot unipi dot it) e di trasmettere ad altri colleghi ricercatori:
Egregio sig. amministratore Corrado Passera,
da qualche tempo Intesa Sanpaolo trasmette uno spot in TV, in cui si racconta la storia fittizia di un ricercatore italiano che ha ottenuto un dottorato in USA dove svolge attività di ricerca e che decide di rientrare in Italia. Nello spot lo si vede entrare nell'edificio di una Università in Italia nella quale ha creato un centro di ricerca ricco di attrezzature e di personale attivo nella ricerca biomedica, e lo si sente affermare che in Italia si può fare ricerca ancor meglio che negli USA.
Vorremmo tantissimo che ciò fosse vero, ma purtroppo ciò è quanto più lontano dalla realtà si possa immaginare. Al contrario, decine di ricercatori italiani sono costretti a lasciare l'Italia per trovare opportunità all'estero. E non è questione solo di impegno o buona volontà, come lo spot vorrebbe far credere, trovare o creare opportunità in Italia.
Riteniamo quindi che lo spot sia offensivo per le migliaia di ricercatori italiani che vivono una realtà ben diversa e lontana dal mondo di favola che lo spot illustra: la ricerca italiana sopravvive a fatica grazie all'impegno e i sacrifici che i ricercatori italiani fanno quotidianamente, a fronte di infrastrutture insufficienti, personale insufficiente, prospettive di lavoro precarie e finanziamenti per importi risibili.
Non solo i finanziamenti pubblici sono ben lontani da quel 3% del PIL che l'agenda di Lisbona aveva indicato come obiettivo per l'Europa del 2010, ma i finanziamenti privati alla ricerca sono praticamente assenti. In Italia i fondi destinati alla ricerca sono infatti attorno all'1% del PIL: 0,25% per quella universitaria, 0,20% per quella degli enti pubblici di ricerca e 0,55% circa per quella delle imprese.
Per di più lo spot fa intendere che siano bravi solo i ricercatori che hanno studiato all'estero.
Riteniamo inoltre che lo spot sia ingannevole, in quanto, come spiega Fabrizio Paschina, responsabile pubblicità e web di Intesa San Paolo, mira a pubblicizzare prodotti destinati alle imprese e non alle università.
Per queste ragioni, le chiediamo di ritirare lo spot.
Vorremmo infine che chiarisse come si concilia un messaggio pubblico di supporto alla ricerca con il ruolo che Intesa Sanpaolo ha avuto nel salvataggio di Alitalia, per il quale sono stati utilizzati 300 milioni di Euro, sottraendoli ai fondi di ricerca destinati alle università.