Segnalo questo articolo del NYT: The Death of the Fringe Suburb
Pisa è la versione toscana di questo fenomeno: con migliaia di famiglie che si sono trasferite in passato nei dintorni e che affollano la città in macchina tutte le mattine (quando vengono al lavoro) e le notti (quando vengono a divertirsi), provocando in un centro minuscolo una densità di auto tra le più alte d'Italia.
Il centro è stato lasciato agli studenti, per case spesso malamente mantenute e dagli affitti esorbitanti.
Forse non è più il caso di puntare su Fiat per il rilancio economico e di convincere i sindacati che si mettano l'anima in pace.
Lo sviluppo è altrove.
Bisogna investire in piste ciclabili, trasporti pubblici, car/bike sharing e riqualificazione dei centri storici.
Rifare le pavimentazioni con pietre levigate, affinché si possano usare strumenti a ruote: trolley, passeggini, pattini, skateboard. Come hanno fatto a Barcellona, non usando pietre scavate da profondi solchi come hanno fatto in piaza Dante, che richiede scarponi da montagna per l'attraversamento, e un po' meglio in corso Italia.
Non basta limitarsi a chiudere le buche per evitare gli incidenti come quello alla collega Marilisa, che costano al comune molte migliaia di Euro in risarcimenti
Bisogna allargare i marciapiedi, che negli anni dell'auto sono stati ridotti ai minimi termini, fino al caso limite da 30 cm qui in lungarno, a fianco della chiesa di S. Cristina. E se a quel punto non c'è spazio per le auto, ci si rassegni e si chiuda la strada: non era stata prevista per il traffico dei veicoli e per secoli la città è sopravvissuta ugualmente.
L'effetto paradossale è che per facilitare le auto, si sono obbligati i pedoni a camminare sulle strade, un'abitudine inveterata nei pisani, che ormai lo fanno anche dove i marciapiedi ci sono.
Di conseguenza il traffico delle auto si rallenta, ottenendo l'opposto dello scopo e provocando disagi a tutti.
Inoltre vanno interrati gli scarichi delle grondaie.
Quando piove a Pisa non si può camminare perché ci sono rivoli d'acqua ogni 3 metri da attraversare con gli stivali.
Basta andare in una qualunque media città a nord degli Appennini (Modena, Reggio Emilia, Udine per citare le ultime che ho visitato) per notare la differenza tra il decoro di queste e la sciatteria di Pisa.
Invece di mandare le startup a Ospedaletto o Navacchio, occorre creare spazi in centro per nuove aziende vicine all'università.
Pisa è la versione toscana di questo fenomeno: con migliaia di famiglie che si sono trasferite in passato nei dintorni e che affollano la città in macchina tutte le mattine (quando vengono al lavoro) e le notti (quando vengono a divertirsi), provocando in un centro minuscolo una densità di auto tra le più alte d'Italia.
Il centro è stato lasciato agli studenti, per case spesso malamente mantenute e dagli affitti esorbitanti.
Forse non è più il caso di puntare su Fiat per il rilancio economico e di convincere i sindacati che si mettano l'anima in pace.
Lo sviluppo è altrove.
Bisogna investire in piste ciclabili, trasporti pubblici, car/bike sharing e riqualificazione dei centri storici.
Rifare le pavimentazioni con pietre levigate, affinché si possano usare strumenti a ruote: trolley, passeggini, pattini, skateboard. Come hanno fatto a Barcellona, non usando pietre scavate da profondi solchi come hanno fatto in piaza Dante, che richiede scarponi da montagna per l'attraversamento, e un po' meglio in corso Italia.
Non basta limitarsi a chiudere le buche per evitare gli incidenti come quello alla collega Marilisa, che costano al comune molte migliaia di Euro in risarcimenti
Bisogna allargare i marciapiedi, che negli anni dell'auto sono stati ridotti ai minimi termini, fino al caso limite da 30 cm qui in lungarno, a fianco della chiesa di S. Cristina. E se a quel punto non c'è spazio per le auto, ci si rassegni e si chiuda la strada: non era stata prevista per il traffico dei veicoli e per secoli la città è sopravvissuta ugualmente.
L'effetto paradossale è che per facilitare le auto, si sono obbligati i pedoni a camminare sulle strade, un'abitudine inveterata nei pisani, che ormai lo fanno anche dove i marciapiedi ci sono.
Di conseguenza il traffico delle auto si rallenta, ottenendo l'opposto dello scopo e provocando disagi a tutti.
Inoltre vanno interrati gli scarichi delle grondaie.
Quando piove a Pisa non si può camminare perché ci sono rivoli d'acqua ogni 3 metri da attraversare con gli stivali.
Basta andare in una qualunque media città a nord degli Appennini (Modena, Reggio Emilia, Udine per citare le ultime che ho visitato) per notare la differenza tra il decoro di queste e la sciatteria di Pisa.
Invece di mandare le startup a Ospedaletto o Navacchio, occorre creare spazi in centro per nuove aziende vicine all'università.
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