Nel blog
Tempo Reale di Vittorio Zucconi appaiono a volte commenti molto intelligenti firmati da un certo suchert. Riporto l'ultimo che ho trovato degno di non andare perduto.
In “Le origini del totalitarismo”, Hanna Arendt cita Toqueville ed il suo “L’Ancien Régime et la Révolution” per riaffermare come non sia il privilegio in sé ad essere oggetto dell’odio popolare, ma il privilegio inutile, non accompagnato da un reale potere e dalle responsabilità che, sempre, del potere sono diretta conseguenza.
La rivoluzione francese giunse quando l’aristocrazia era già ben avviata lungo la propria parabola discendente; quando, sotto la monarchia assoluta, era già venuta meno la sua funzione di classe dirigente e solo le restavano i patrimoni.
L’aristocrazia della fine dell’ancien régime era, nella percezione popolare, una casta di buoni a nulla, incapaci anche di esercitare il potere, la cui ricchezza appariva del tutto superflua. Parassitaria.
Un situazione del tutto simile è quella in cui si trovano oggi i nostri politicanti, sia in parlamento che nelle amministrazioni locali.
La legge elettorale e il voto di fiducia palese hanno, di fatto, esautorato il parlamento.
Onorevoli e Senatori, e il loro infimo livello intellettuale ne é la dimostrazione, non hanno ormai altra funzione che quella di votare seguendo le istruzioni dei capi dei propri partiti. Svolgono, perlomeno agli occhi dei cittadini, un compito troppo modesto per pretendere di conservare i privilegi di cui godono; chiunque si sente in grado di schiacciare a comando un bottone e pare assurdo che per fare quello, e nulla più, qualcuno che pure non sembra troppo intelligente o preparato (e di fatto non serve che lo sia) riceva dei compensi, in denaro e in natura, del tutto sproporzionati ai salari con cui deve sopravvivere la stragrande maggioranza degli italiani.
Le restrizioni imposte dalla disastrosa situazione delle finanze pubbliche alle amministrazioni locali, non solo ha diminuito la qualità e quantità dei servizi di cui godono i cittadini, ma ha ridotto, e di molto, la capacità dei politicanti di distribuire favori di ogni tipo e, prima d’ogni altra cosa, posti di lavoro.
I cittadini, parafrasando di nuovo Arendt, erano disposti ad accettare l’abuso e l’arbitrio di assessori e consiglieri regionali perché, per quanto fossero ingiusti o addirittura illegali, rappresentavano il modo in cui veniva esercitato un potere che avvertivano, sulla propria pelle, come reale. Da quando il governo centrale ha stretto i cordoni della borsa questo potere è, nella percezione di molti, scomparso; resta la visione, anche a livello locale, di una classe non più dirigente di privilegiati, solitamente impreparati a svolgere i propri compiti, che hanno perso qualunque funzione che non sia la difesa del proprio privilegio.
Non bisogna essere dei maghi della finanza per capire che, al più tardi in autunno, sarà necessario chiedere altri sacrifici ai cittadini; non è più del tutto vero il detto “trade until May then sail away”, lavora fino a maggio e poi va in barca, degli operatori di Wall Street, ma i mercati tendono ancora a rallentare le operazioni durante l’estate e, a meno di sviluppi drammatici della crisi del debito USA, sarà solo dopo le ferie che, si scatenerà tutta la furia di una tempesta di cui, temo, abbiamo visto solo l’inizio.
I nostri politici, che siano di destra o sinistra in questo caso c’entra ben poco, hanno pochissimo tempo per ridimensionare drasticamente i propri costi, se non è già troppo tardi. Non si tratta, da parte loro, solo di far risparmiare all’erario qualche miliardo di euro, ma, soprattutto, di dimostrare al Paese la propria voglia di essere davvero, prima di tutto con l’esempio, classe dirigente.
Non lo facessero, e tale è la loro stupidità che non paiono disposti a farlo, temo che scopriranno che la pazienza degli italiani pare infinita, ma non lo è.
Quel giorno, quando i nostri moderni gentiluomini, finalmente capiranno quel che intendeva Burke quando, appunto, scriveva “le rivoluzioni si preoccupano più delle condizioni di un gentiluomo che non dell’istituzione di un re”, io vorrei essere ovunque tranne che al loro posto.