Come diceva Mark Twain: "la notizia della mia morte è un po' esagerata".
Così la tesi di Wired che il Web sia morto.
Ai tempi di Louis Rossetto Wired era una rivista in cui apparivano articoli illuminanti, ricchi di idee e di visione.
Ricordo questioni rilevanti come quelle sul copyright, sulle libertà digitali, sui micropagamenti, sul Big Negroponte Switch, sulla gift economy (oggi Open Source e croudsourcing), sulla new economy, ecc.
Lo ricevevo in abbonamento dagli USA e passavo due giorni a leggerlo dall'inizio alla fine.
Adesso è diventato solo una rivista che pubblicizza prodotti e gadget e ogni tentativo di presentare qualche idea si rivela fallimentare, come questo articolo: The Web is Dead.
L'analisi è sbagliata e basata su grafici di percentuali di traffico, anziché di quantità di traffico o quantità di tempo.
Wired aveva già sentenziato la morte del Web nel 1997, sostenendo che il futuro era il Push: previsione completamente sbagliata come apparve immediatamente anche a me.
Ora non c'è dubbio che il Web stia evolvendo e continuerà ad evolvere.
Però non bisogna dimenticare che Web significa semplicemente HTTP+HTML, niente altro che un protocollo e un linguaggio di markup per i contenuti, come del resto Internet significa solo TCP/IP, ossia altri protocolli.
Su http si fondano i server e i browser: entrambi evolvono e ci hanno portato da una parte ai Web Services e alle applicazioni Ajax dall'altra.
I browser continuano ad evolvere, insieme con HTML, mentre le app, decantate nell'articolo, non sono che un'altra forma per consumare i contenuti del Web trasportati con http.
Quando Cris Anderson fa l'esempio che la app di Google Maps è migliore del Google Maps Web site, dimentica che anche la app sta consumando i dati dello stesso server http.
Non rimpiango di aver chiuso l'abbonamento con Wired diversi anni fa.
La sua parabola è stata persino raccontata in un libro.
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1 day ago
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