Ho appena ascoltato la scrittrice Antonella Boralevi illustrare il suo ultimo romanzo intitolato Baci di una notte, che racconta la storia di una figlia di un cassintegrato siciliano che va a lavorare in un fast food a Cortina, dove incontra in un rifugio il figlio ricco, bello e annoiato di una famiglia benestante. Complice la montagna, Cortina, "sotto la neve", la Boralevi fa intuire la nascita di una storia d'amore.
Non voglio nemmeno sentire il resto: talmente trita è l'idea della Cenerentola che incontra il principe azzurro, talmente di cattivo gusto è associare Cenerentola alla figlia di un cassintegrato e il principe a un finanziere di Londra e talmente indecente che la Boralevi sia andata a presentare il suo libro alla Confindustria di Firenze.
La favola di Cenerentola poteva essere utile per dare speranza ai proletari dell'Ottocento, quando non c'era libertà né democrazia, né giustizia sociale, e quindi l'unica possibilità di crescita sociale era quella di sposare un membro di una classe sociale privilegiata.
Il messaggio è devastante e fa il paio all'invito fatto tempo fa da Berlusconi a una giovane disoccupata, di sposare un milionario.
Non voglio nemmeno sentire il resto: talmente trita è l'idea della Cenerentola che incontra il principe azzurro, talmente di cattivo gusto è associare Cenerentola alla figlia di un cassintegrato e il principe a un finanziere di Londra e talmente indecente che la Boralevi sia andata a presentare il suo libro alla Confindustria di Firenze.
La favola di Cenerentola poteva essere utile per dare speranza ai proletari dell'Ottocento, quando non c'era libertà né democrazia, né giustizia sociale, e quindi l'unica possibilità di crescita sociale era quella di sposare un membro di una classe sociale privilegiata.
Il messaggio è devastante e fa il paio all'invito fatto tempo fa da Berlusconi a una giovane disoccupata, di sposare un milionario.
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