La bella notizia sarebbe invece se finalmente prendessimo atto con coraggio che:
1. "siamo un Paese in declino, e sul piano industriale siamo un Paese di seconda fascia. Prendiamone atto, una volta per tutte" (M. Giannini).
Checché ne dicano Berlusconi, De Rita, e soprattutto Tremonti, che dopo averci raccontato per 5 anni di fila panzanate di miracolo economico in arrivo, e che bisognava spendere a piene mani perché il calo dei consumi era solo colpa dei disfattisti della sinistra, ha avuto la faccia tosta di dire domenica scorsa da Fabio Fazio che lui aveva previsto per primo questa crisi epocale e che è merito suo se le cose non sono andate peggio.
Cose da prenderlo a schiaffi.
2. abbiamo una classe politica totalmente incapace di prendere decisioni.
Si vedano le questioni Alitalia, TIR, taxi, farmacie, wimax, televisioni, conflitto di interessi, legge Biagi, inchiesta G8, ecc.
I partitici (non meritano il termine politici) non sanno altro che litigare tra di loro e mentre il paese va a rotoli ci hanno fatto già capire che per i prossimi 12 mesi non faranno altro che discutere di una faccenda loro interna come la legge elettorale, cioè come spartirsi i voti, di cui è assolutamente evidente che non riusciranno a venire a capo.
Oltretutto i dibattiti televisivi da qui a luglio sono stati già tutti prenotati sull'argomento.
Per luglio si spera in qualche omicidio estivo su cui imbastire qualche rabbrividente talk show.
3. la generazione dei giovani è cresciuta nel totale disinteresse del bene collettivo.
Sperano soltanto che qualcuno offra loro qualche occasione fortunata, che non richieda particolare sforzo ottenere. Del resto, se si può ottenere attraverso privilegi lo stesso che in altri paesi i giovani ottengono con il merito, perché sforzarsi?
I loro obiettivi si incentrano intorno alla soddisfazione di bisogni, reali o percepiti, di tipo individuale (cf. 41 Rapporto Censis).
4. forme di l'illegalità e corruzione dilagano diffusamente, al punto che il giudice Gherardo Colombo ha dovuto rinuciare a combatterla e il Censis ha coniato un nuovo termine per descriverla: degenerazione antropologica.
Beppe Grillo, che segnala da tempo i problemi dell'Italia, del resto dice ai lettori del suo blog, che non vogliono chiudere gli occhi di fronte alla realtà:
"In mancanza di buone notizie, il blog fa da sé. La buona notizia siete voi. Siete meravigliosi."
La vera brutta notizia invece è proprio l'abitudine a reagire a chi segnala i problemi, negandoli, come ha fatto appunto Tremonti per 5 anni di fronte ai problemi economici, tutti i politici e la stampa di fronte alle questioni sollevate dal V-day di Beppe Grillo (eccetto Berlusconi che da gran furbacchione ha tentato di appropriarsi del malumore creando un nuovo partito cosiddetto popolare), e il presidente Napolitano oggi riguardo alle osservazioni sull'Italia nell'articolo del NYT.
Quando poi ci si risveglia dopo 5 anni con un debito pubblico cresciuto di alcuni punti percentuali, con un patrimonio in parte alienato con le cartolarizzazioni per far fronte alle spese correnti, con un'evasione fiscale incentivata da una dissennata politica di condoni fiscali ...
bene, prof. Tremonti, a quel punto lei ci viene a dire che i problemi li aveva previsti ma non ce li aveva voluti dire?
Per quale ragione? Per evitarci una brutta notizia?
Riporto un brano dell'intervista di Fazio a Tremonti:
"In questi anni cosa ho fatto? Ho cercato e penso in parte di esserci riuscito, di tenere in piedi il sistema, non solo l'economia ma anche la vita della gente, passando attraverso una recessione molto forte. Per tanti anni siamo cresciuti zero, anche perché la Germania è cresciuta zero, anche l'Europa andava male. Noi abbiamo il terzo debito del mondo e non abbiamo la terza economia del mondo. Gestire il terzo debito pubblico del mondo in recessione senza gravi crisi sociali o finanziarie, anzi magari ereditandole, credo sia stata ma [sic], c'è una cosa specifica ..." e qui prosegue a vantarsi dell'introduzione del 5 per mille alla ricerca.
2 comments:
Beppe, il problema vero è che non si vede all'orizzonte un modo per sbrogliare la matassa e uscire dalla palude. Il referendum? una decisione di sfilarsi da parte di qualcuno (sempre e solo per il proprio interesse) e tornare al voto? e con che chances di un governo di riforme? Può essere questa la scossa che aiuta a venirne fuori?
E intanto l'economia, la tenuta sociale?
Come afferma giustamente Pansa sull'Espresso di questa settimana ha torto il NYT a dire che l'italia è un paese triste. E' un paese tra che un lazzo e un frizzo sta allegramente precipitando in un burrone.
buon 2008
Beppe,
Tutti importanti i punti di riflessione 1-4. E' sopratutto vero che la politica non ha la compattezza o forse l'onestà per esprimere credibilmente dei possibili cammini di uscita.
Eravamo giovani e lanciati nelle stagioni del "'68", più maturi ma speranzosi e un po' illusi in quella del "'92".
Ora questa stagione che si fa attendere difficilmente la instaureremo noi.
Devono farlo anche i ragazzi di adesso, quelli che come i nostri figli rischiano di trovarsi -- e stavolta senza scampo -- indietro rispetto agli stessi coetanei europei, che noi consideravamo alla pari.
Sono contrario agli slogan strillati e superficiali alla Grillo, ma penso che serva anche questo, insieme a ben altri movimenti che dichiarano I care, per far capire alla Casta che ci sono tante e differenziate fasce di società che non li vogliono più; e non tanto per noi ma per i nostri discendenti.
Ciao,
Guido Rietti
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