Non so se avete seguito Tremonti ieri sera ad Annozero, ma comunque lo potete rivedere sul sito.
Alle domande di Santoro che gli chiedeva come affrontare la crisi, oggi, facendo qualcosa per i disoccupati, le aziende che chiudono o gli imprenditori che si suicidano, Tremonti ha risposto con la sua solita serie di tautologie lapalissiane, tipo:
- l'Italia ha il terzo debito pubblico del mondo, ma non è la terza economia mondiale
- la crisi c'è e noi non la sottovalutiamo
- in Italia c'è un enorme evasione fiscale
- abbiamo fatto le privatizzazioni ma non le liberalizzazioni
- gli italiani stanno meglio di altri perché hanno il sostegno della famiglia
e via discorrendo.
Ma, incalzato sulla questione di fondo, la risposta che ha dato è che la soluzione verrà attraverso il federalismo fiscale.
Santoro gli ha chiesto quanto tempo ci vorrà perché entri in funzione, dopo che saranno emanati i decreti attuativi, e la risposta è stata: "tra i cinque e i dieci anni", giustificati dal fatto che si tratta di una riforma complessa, che richiederà del tempo per essere capita, per cambiare le cose, ecc. ecc.
Santoro avrebbe potuto infierire, chiedendo cosa nel frattempo dovevano fare i disoccupati e le aziende in difficoltà, ma non lo ha fatto.
Ha invece riferito la risposta di Tremonti alla domanda fattagli tempo fa da qualche altro giornalista ("quanto costerà la riforma del federalismo fiscale?"), la cui risposta immagino sia a tutti nota: "non lo so".
Credo non occorra un genio dell'economia per capire che si tratta di una bufala colossale.
Non fa nessuna differenza se chi impone le tasse è lo stato (a cui la regione si rivolge poi per ottenere la sua parte) o la regione direttamente.
L'argomento che affidare la raccolta agli enti locali li responsabilizza e consente un migliore controllo da parte dei cittadini è puro wishful thinking.
L'ufficio provinciale dell'Agenzia delle Entrate ha tante informazioni su di me quante ne potrebbe mai avere un ufficio con base regionale, se non di più.
Era presente Della Valle, il quale ha tentato di indicare interventi urgenti e vitali per rilanciare il mercato e le imprese. Due suggerimenti semplici e di buon senso: organizzare un'Expo permanente del Made in Italy nei principali paesi di esportazione e investimenti in ricerca.
Se i nostri prodotti sono più cari, devono essere migliori e quindi devono contenere maggiore innovazione: ha detto.
Tremonti non ha saputo rispondere anche ad altre domande riguardanti le imprese chimiche sarde di cui il suo ministero è azionista al 30% e su una politica di rilancio industriale, giustificandosi col fatto che il suo mestiere è occuparsi del debito pubblico e non di altro.
Nell'assoluta pochezza di idee che ha saputo esprimere, si aveva la netta impressione che Tremonti fosse lí proprio per raccattare qualche idea da qualcuno più capace di lui.
Putroppo la nostra economia è nella mani di un buffone, che da quindici anni spera solo che il peggio sia passato attendendo l'annunciato miracolo economico prossimo venturo, e nel frattempo raschia il barile con una tantum, condoni, cosiddetti scudi, cartolarizzazioni, trasferimenti demaniali, ecc.
Tutto questo impoverisce solo il paese e non contribuisce minimamente a risolvere nessuno dei problemi di fondo della nostra economia.
Per chi volesse approfondire, ecco un buon libro Tremonti: istruzioni per il disuso.
1 comment:
A quanto pare anche Giovanni Sartori ha seri dubbi sull'efficacia del federalismo fiscale.
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